Distretti sanitari: il dibattito che serve è sulle criticità attuali e sulle proposte per le efficienze future.

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Come prevedevo, dopo la formalizzazione della proposta del direttore generale dell’Asl Gilberto Gentili volta a ridurre il numero dei Distretti Sanitari, la reazione di una parte della comunità Istituzionale della nostra provincia non si è fatta attendere e va nella direzione della conservazione dell’esistente. In sostanza la proposta in discussione contiene un numero inferiore di Distretti, da sette a quattro, con l’accorpamento territoriale di Ovada e Acqui Terme, Novi Ligure e Tortona, Valenza e Casale Monferrato, oltre al distretto Alessandrino.

Come ho già detto in altre occasioni, oltre ai riferimenti normativi nazionali che suggeriscono i parametri numerici degli abitanti per distretto, tra 80 mila e 150mila, è da subito fondamentale mettere al centro del dibattito pubblico almeno due questioni: la prima è l’analisi dell’esistente evidenziando senza sconti le eventuali criticità. La seconda questione è economica e qualitativa, cioè un elaborato scientifico sugli effetti degli accorpamenti in termini di efficacia e di efficienza dei servizi per i cittadini.

Se non spostiamo le attenzioni sulla concretezza diventerà difficile spiegare ad una provincia tendenzialmente conservatrice le ragioni di una scelta votata al cambiamento. E sarà complicato sventare l’arrocco a difesa almeno delle identità costruite nei secoli attorno ai sette centri zona.