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Emendamento acque termali

Ad aprile 2023, in sede di discussione del bilancio di previsione 2023-2024, avevo presentato un emendamento che prevedeva 170mila euro per finanziare uno studio utile ad individuare altri punti di presa delle acque termali nel territorio del comune di Acqui Terme.

L’emendamento è stato respinto dalla maggioranza del Consiglio Regionale, che nella stessa sede e sullo stesso argomento ha approvato un suo emendamento per un importo di 150mila euro. Quasi un anno dopo, i nostri consiglieri hanno presentato una mozione per impegnare la giunta e il sindaco a sollecitare la Regione Piemonte a dare inizio all’attività di studio già ipotizzata. La risposta della giunta e del sindaco di Acqui Terme è chiarissima: la ricerca dovrà essere svolta dalla Provincia e non dalla Regione, come sostenevo già un anno fa, e l’erogazione regionale è stata inserita in un capitolo non abilitato a sostenere quella spesa.

In sostanza, un errore che ha fatto perdere un anno. Mi sento di dire solo questo: scendete dal carro della propaganda, stare lì vi fa prendere applausi momentanei ma non vi fa risolvere i problemi.

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VI RACCONTO LA SANITA’ PIEMONTESE CON UNA STORIA VERA.

Ecco il testo di una mail che ho ricevuto.

Noi questa storia dobbiamo cambiarla.

Sono un cittadino piemontese residente in provincia di Alessandria; agli inizi di giugno ho prenotato tramite il CUP Piemonte una visita urologica presso una struttura sanitaria pubblica della mia zona: fra le varie opzioni proposte quella più “prossima” come data di prenotazione è stata quella di Casale M.to il cui accesso sarebbe stato possibile il 23/9/2022 alle ore 10.50, appuntamento che ho confermato e, in conseguenza del quale,  ho provveduto, nelle settimane successive, a sottopormi agli esami di rito funzionali alla visita di controllo richiesta. Sabato 18/9 alle ore _____ ho ricevuto dal CUP Piemonte tramite SMS il promemoria dell’appuntamento n. _____ e Lunedì 20/9 alle ore_____ un secondo SMS dal n. _____mi veniva comunicato che l’appuntamento n. _____ Era stato spostato al 1 FEBBRAIO 2023 alle ore___. Oggi, recatomi comunque in ospedale, ho avuto l’amara sorpresa di non trovare NESSUNA PRENOTAZIONE a mio nome, né per la data odierna né per il prossimo 1/2/2023; visibilmente contrariato, per non usare altri termini più adeguati al contesto, mi è stato riferito dall’infermiera del reparto di non essere il solo ad essere nella stessa condizione (verificata con una telefonata interna alla struttura locale del CUP) e che tale situazione di caos si è determinata, e persiste, con la migrazione delle attività di prenotazione presso il nuovo CUP regionale; le prenotazioni, inoltre, sono bloccate sino al prossimo 10 ottobre a causa della chiusura dei sistemi. Stante il lasso temporale intercorrente dal nuovo appuntamento e fidando soprattutto, sulla veridicità dello stesso, dovrei pertanto ripetere gli accertamenti diagnostici sobbarcandomi naturalmente il pagamento dei relativi ticket. Complessivamente, dunque, una confusione totale che denota, da un lato, la scarsità del servizio offerto e, dall’altro, la più completa indifferenza alle conseguenze che ne derivano ai cittadini per i succitati disservizi. CREDO, anzi ne sono certo, che risolverò privatamente il mio problema auspicando quanto prima un cambio gestionale a tutti i livelli, soprattutto in quelli decisionali, essendo la salute pubblica materia di primaria importanza che necessita non solo di competenze in campo sanitario ma, nella fattispecie, di adeguate capacità organizzative.

GOVERNO NAZIONALE, SIAMO AL BIVIO: DI FRONTE A NOI VEDO LE UNICHE TRE STRADE POSSIBILI.

Ho ascoltato il dibattito in Senato sulla fiducia al Governo presieduto da Mario Draghi. Oggetto della fiducia era il cosiddetto “decreto aiuti” o meglio definito come decreto-legge “Misure urgenti in materia di politiche energetiche nazionali, produttività delle imprese e attrazione degli investimenti, nonché in materia di politiche sociali e di crisi ucraina”.

Il testo prevede interventi di sostanza socioeconomica non marginali e la richiesta del voto – di fiducia – oltre ad essere nella tecnica legislativa una modalità per abbreviare i tempi della discussione, è una non secondaria richiesta di palese condivisione politica, almeno sugli indirizzi generali del provvedimento.

L’assenza in Aula del M5S sul voto di fiducia ora apre “una questione” di natura politica che viene prima della fiducia stessa ottenuta dal Governo Draghi.

Siamo ad un bivio con alcune strade percorribili, provo ad elencare le tre che a me paiono già tracciate a terra.

La via maestra in tempo di crisi (pandemica, economica, energetica, sociale, del debito pubblico, ambientale, migratoria, del conflitto bellico alle nostre porte) è quella della correzione della rotta del Governo in modo tale da ricomporre l’attuale maggioranza parlamentare e soddisfare le linee programmatiche disattese (secondo il M5S). Una correzione di rotta che consenta una navigazione almeno fino al porto delle prossime elezioni in agenda nella primavera 2023.

La seconda via è quella di un Governo che mantiene la rotta prestabilita da Draghi con un “appoggio esterno” garantito dal M5S con i parlamentari che, in linea di massima, votano a favore in base ai provvedimenti presentati.

La terza via è il ritorno alle urne con questa legge elettorale in autunno perché Draghi rifiuta l’appoggio esterno, oppure perché lo rifiuta il resto della maggioranza o, ancora, perché a prescindere dalla volontà del M5S non esistono più le condizioni generali per continuare.

Se il Parlamento decidesse di percorrere questa strada potrebbe farlo, per carità. Nel caso, mi domanderei con quali serie giustificazioni il PD potrebbe presentarsi agli elettori in coalizione con il M5S. Ma questa è tutta un’altra storia.