Avremmo bisogno semplicemente di un Partito normale.

PD, Congressi di Circolo e Congressi provinciali. Più in là quello regionale.

 

Tra qualche settimana inizierà la stagione dei congressi di circolo e dei congressi provinciali del Partito Democratico. Quindi anche nella nostra provincia avvieremo le procedure per eleggere i gruppi dirigenti locali che avranno il compito non semplice di affrontare i passaggi politici per il prossimo quadriennio.

Gli iscritti saranno gli unici a potersi esprimere, vedremo nei prossimi mesi se verranno nuovamente utilizzate le Primarie aperte a tutti gli elettori per la scelta dei segretari Regionali, scelta prevista più in là nel tempo. Dico subito che sull’argomento – Segretario Regionale – la discussione non può essere svolta esclusivamente dentro le mura torinesi per di più solo tra soggetti della medesima componente politica. Per come si è aperto il confronto nelle schermaglie agostane, e se così dovesse proseguire, mi pare del tutto naturale immaginare una reazione segnata da candidature con caratteristiche differenti da quelle che i giornali riportano. Ma per questo appuntamento tutti abbiamo ancora del tempo e hanno del tempo anche quelli che dovranno essere più inclusivi se vorranno provare a vincere.

Non abbiamo invece molto tempo per decidere il da farsi nei Circoli e nelle Unioni provinciali. C’è un errore che non dovremmo commettere: la corsa al tesseramento, i pacchetti di tessere utili solo ad imporre un segretario funzionale a qualche progetto. E di solito i progetti in queste vicende non sono mai per i cittadini.

Per essere un Partito normale avremmo bisogno di un confronto politico serio sul futuro dei nostri territori. E’ un’occasione incredibile che non possiamo gettare al vento in quanto più interessati alle sfide muscolari tra filiere di dirigenti. L’occasione dei congressi è quella di un confronto sulle prospettive che riguardano le piccole e grandi questioni di interesse pubblico: posso fare un elenco, ognuno può fare il suo, di certo il PD dovrà posizionarsi nel dibattito sulla gestione dei rifiuti, sulla sanità, sul trasporto pubblico locale, sullo sviluppo economico, sul lavoro e su tanto d’altro.

In un Partito normale dovremmo dividerci su idee diverse per il futuro, non sulla scelta dei nomi che potrebbero garantire più tranquillità per il futuro delle prossime candidature.

Il 2018 sarà l’anno delle elezioni Politiche, e vedremo che capiterà e con quale legge elettorale; il 2019 sarà l’anno delle elezioni regionali e delle amministrative dove andranno al voto città come Novi Ligure, Tortona, Casale Monferrato, Ovada, e lì avremo bisogno di coalizioni competitive. Quello che voglio dire è che nell’approccio con quegli appuntamenti possiamo provare a cancellare il passato ma la verità è che veniamo da filotti perdenti di assoluto rilievo come le Amministrative 2016 di Torino, il Referendum del dicembre scorso e le Amministrative 2017 di Alessandria.

Per tornare ad essere vincenti alle elezioni non basta raddoppiare il tesseramento, non basta stringere accordi e “accordicchi” e non basta chiedere al mondo di girare sempre attorno agli stessi.

Facciamo attenzione perché quei metodi hanno i giorni contati; alla fine sono sempre gli elettori che decidono e per convincerli gli argomenti sono altri. Sta a noi riconoscerli.