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ANZIANI, DISABILI, PERSONE IN DIFFICOLTA’ ECONOMICHE, MALATI?SERVONO I TUTOR SOCIALI PER AIUTARLI AD ENTRARE IN CONTATTO CON LA BUROCRAZIA DELLE ISTITUZIONI

Buona domenica. Riflettevo sul fatto che negli ultimi giorni sono stato contattato da molti cittadini in difficoltà che non mi hanno chiesto altro che una mano per capire come fare ad entrare in contatto con le istituzioni per ottenere ciò che le istituzioni stesse possono garantire in termini di politiche sociali o sanitarie. Mi chiedevano semplicemente una mano per capire quali sono i loro i diritti e come fare per ottenerli e non sapevano a chi rivolgersi. Oppure, in qualche caso, avevano fogli da compilare, procedure online da attivare, documenti in dieci uffici diversi da rintracciare. Non mi chiedevano un aiuto per avere dei vantaggi ma una indicazione perché in questo mondo (Italia-Piemonte- Alessandria) se sei un disabile, un anziano, un malato, tranne rari casi, sai solo bene che c’è una giungla intricata che devi affrontare ogni giorno. Una giungla dove la faticosa difesa dei diritti – tutt’altro che scontata – s’intreccia con i rovi di una burocrazia la cui impalcatura di documenti, regole e uffici viene farcita non solo di ostacoli, ma anche di indicazioni che si contraddicono a vicenda. Confusione, perdite di tempo e salassi di energia diventano allora una tappa obbligata, senza alcun risarcimento. E così i servizi anziché rispondere ai bisogni scatenano nuovi disagi.Tramutare la giungla in un prato vivibile e persino utile – così come dovrebbe esserlo la burocrazia – è proprio uno dei compiti dei tutor sociali. Consiglio di immaginarle come figure alle dipendenze dei consorzi socio assistenziali; servirebbero in ogni quartiere delle città e in ogni paese.Ancora buona domenica.

SCIOGLIETE LE RIGHE DELL’ATTUALE SISTEMA CORRENTIZIO INTERNO AL PD

Per la prima volta dall’atto di fondazione il PD rischia l’estinzione per inutilità. Non sarebbe la prima volta che in Europa una grande forza politica di popolo evapora nel nulla. Questo è già avvenuto quando valori, progetti, identità vengono meglio rappresentati da altri partiti e, di conseguenza, vengono più semplicemente riconosciuti dagli elettori.

Oppure per incapacità del gruppo dirigente nazionale di affrontare le crisi che ciclicamente tutte le formazioni politiche subiscono.

Io credo che il PD rischi seriamente l’estinzione proprio per la somma di questi due fattori: profilo politico indefinito e diffuse scarse abilità del gruppo dirigente nazionale.

Sul profilo politico avremo un paio di mesi di discussione, spero, ma soprattutto anni di ricostruzione della nostra identità che non genereremo solo nei documenti congressuali ma, in special modo, nell’opposizione quotidiana alla destra al governo del Paese.

Sul gruppo dirigente, invece, qualcosa dobbiamo dire subito. Partiamo dalle aree o correnti politiche interne al PD. Nulla di male, ne ho fatto parte, ne riconosco l’utilità. Ma, detto con chiarezza, da luoghi di elaborazione del pensiero politico sono diventate contenitori di carrierismo capeggiate non da leaders ma da soggetti più abili di altri a garantire, in primis per sé e poi per gli accoliti (o per persone ancora più prossime), elezioni ed incarichi. Sugli incarichi: ciò è avvenuto in più circostanze ma sempre con il pretesto di salvare il Paese da crisi furibonde o per non consegnarlo alla “destra più destra che c’è” attraverso accordi parlamentari tra gruppi incompatibili tra loro. E sulle elezioni? Togliamo il velo dell’ipocrisia: alle ultime elezioni politiche tutto il gruppo dirigente nazionale si è messo al riparo posizionandosi nella parte proporzionale in cima alle liste bloccate per garantirsi la rielezione. Non ricordo una/o dirigente di prima fascia che abbia accettato la sfida con coraggio nei collegi uninominali, non una/o! E nemmeno una/o che, pur candidato nel proporzionale sicuro, abbia dato una mano nei territori difficili con candidature di servizio per alzare le percentuali del partito investendo qualche risorsa personale in campagna elettorale.  

Eppure, fin qui riesco ancora a gestire i sussulti di indignazione. La linea di confine oltre la quale la mia indignazione manifesta tutta la sua libertà è data dalla certezza che gli stessi in queste ore sono impegnati a mantenere in qualche modo il timone del PD nelle loro mani per reiterare quelle pratiche. Va bene. Tutto è possibile, anche che chi ha privilegi si batta per mantenerli per la settima o l’ottava, se non la nona rielezione in Parlamento. Ma ora il fronte della politica si è spostato altrove e per il PD il fronte si chiama – sopravvivere per tornare con il tempo a dare fiducia e speranza all’Italia -. Quindi, “sciogliete le righe” dell’attuale sistema correntizio che è la vostra confort zone inespugnabile. Venite con noi da soli, non in compagnia. Partecipate al congresso, magari questa volta – ascoltare più che parlare – può esserci d’aiuto. Promesso: le ricomporremo le aree politiche interne al PD ma in base alle idee, non in base all’idea di tornare in Parlamento.      

Mobilità passiva in sanità

Sono al convegno sulla mobilità passiva in sanità, ovvero le migrazioni in altri territori di pazienti alla ricerca di risposte ai loro fabbisogni di salute.

Nell’intervento del Direttore Generale Asl Al emerge su questo tema che in provincia di Alessandria i cittadini non premiano la sanità pubblica.

Mi sbagliavo? No.

Bisogna migliorare? Sì.

Si sta facendo il possibile per migliorare? No.