Un nuovo Governo come argine alla destra? Non basta, vogliamo di più.

Discontinuità, nuovi contenuti e un progetto di lungo respiro. Nel frattempo, immagino la nostra opposizione in Piemonte.

Nel bel mezzo della crisi di Governo, in attesa dell’esito delle consultazioni avviate dal Presidente Mattarella, scrivo il mio punto di vista. Avevo detto Sí al ritorno al voto e, in alternativa, un pronunciamento almeno degli iscritti al PD su eventuali patti con il M5S a muovere dai contenuti del patto stesso. Prevale in queste ore una posizione differente che ha come orizzonte un Governo di Legislatura e come avversario la destra nazionalista Salviniana. Facciamo chiarezza. Il M5S è stato in questo anno il perno silente attorno al quale Salvini ha costruito le sue fortune politiche. Silente sulle politiche immigratorie al limite della disumanità, silente sull’isolamento dell’Italia in Europa, silente addirittura sull’ormai famigerato decreto Pillon. Su altre partite non sono stati silenti, sono stati protagonisti. E penso ai tanti No, dai vaccini alle grandi opere, dalla Tav alle Olimpiadi invernali piemontesi; penso all’imbarbarimento del linguaggio, alla delegittimazione delle Istituzioni con la messa cantata dei costi della politica che, come tutti gli eccessi, ha indebolito solo la Democrazia. Penso ai conti fuori controllo del Paese anche grazie ai costi di alcune scelte senza copertura. Da questa verità è emerso l’obbligo di un primo correttivo di 9 miliardi tra nuove entrate e minori spese. E protagonisti del peggior rischio a cui sottopongono l’Italia, cioè quello di non avere più la certezza di molti diritti sociali, tra questi la Sanità pubblica con il profilo universalistico così come l’abbiamo vissuto sino ad ora. I gialloverdi vanno in crisi, non su vaghe ragioni ma sugli effetti delle loro azioni, e noi per responsabilitá siamo pronti a costruire uno scenario nuovo con uno dei contraenti il patto fallimentare, appunto i 5 Stelle. E avanziamo queste proposte: appartenenza all’Ue, riconoscimento del Parlamento, ambiente, un mar Mediterraneo più civile e cito “svolta nelle politiche economiche e sociali in chiave redistributiva che apra ad una nuova stagione di investimenti.” Applausi, ma dico, un po’ poco. Allora diciamo che oltre al nemico e a un cervello nuovo ai parlamentari del M5S ci può essere dell’altro. E per me “altro” può essere solo una evidentissima discontinuità con il passato e un progetto di lungo respiro che riporti la Politica italiana al bipolarismo che riassumo a schema con una sinistra riformista a trazione PD (o come si chiamerà ) e una destra con una centralità liberale lontana dal protagonismo salviniano. Nel frattempo, in attesa magari di un accordo PD M5S, io immagino, in quel caso, difficoltà aggiuntive per la nostra opposizione in Piemonte al cirioleghismo. Difficoltà che banalizzo con la frase pronta per gli amici della maggioranza “Piemonte chiama, Roma non risponde”. Infine, sempre nella mia immaginazione, dovremo trovare parole nuove per convincere che Di Maio va bene ma la Appendino no.