Non bastano nemmeno Libertà e Giustizia, la dignità di un popolo e l’equilibrio di una società vengono garantite soprattutto dallo sviluppo.

Popolo, sindacati e imprenditori, giovani e meno giovani devono sentire il profumo delle emozioni sociali e culturali rigeneranti, unitamente a una visione di società del futuro, concreta, visibile e misurabile

Ho ripreso alcuni passaggi dell’articolo di Franz Foti pubblicato sull’Huffingtonpost due settimane dopo la sconfitta del PD e di tutto il centrosinistra alle “Politiche” avvenuta il 4 marzo 2018. Le ho rilette con l’odore della sconfitta e il male delle ferite respirato e provato in quei giorni. Nelle parole ho ritrovato tuttora il rapido bisogno di ripartire, di rimettersi in cammino lungo un percorso nuovo in un terreno privo di zone confortevoli per gli attuali dirigenti del PD e della Sinistra. Dobbiamo metterci in discussione prima di iniziare una nuova discussione con il Popolo che c’è, soffre, sogna, ha paura, ha speranza, ha talento o da solo non ce la fa. Noi questo cammino non l’abbiamo ancora iniziato.

“…Il Partito della nazione o il Pd rigenerato, devono porre mano a un nuovo progetto politico e sociale, di democrazia interna (i circoli), ritessendo il rapporto con la società, dunque una vera sinistra sociale, legata ai bisogni concreti della comunità, con un progetto ambizioso e con strumenti di gestione democratica alternativi a quelli usati sino a ora. Il Pd, allo stato attuale, è già vecchio. A nulla servono rimpianti e detestabili critiche tra minoranze e maggioranze. Hanno perso ambedue e sonoramente. Il Pd oggi potrebbe ripartire da poli estremi, pensionati e nuove generazioni, strutturando piani straordinari per l’occupazione giovanile e i disoccupati. Riscrivendo lo stato sociale, puntando a facilitare l’accesso ai servizi per gli anziani e rivedendo l’assetto pensionistico sino a 1.000 euro mensili, rafforzando gradualmente tutte le pensioni per fasce di reddito. Progettando piani straordinari d’investimento nei settori dell’agricoltura, dell’ambiente, delle infrastrutture e del turismo nel sud. Riscrivendo la distribuzione della spesa pubblica, contemplando soprattutto le periferie nazionali (paesi e borghi) evitando di concentrarla prevalentemente nelle città capoluogo di regione. Collegando scuola e università ai vari sistemi di mercato del lavoro e alle nuove tecnologie facilitando le famiglie nel sostegno agli studi dei propri figli. Riformando il sistema dei diplomi, delle lauree e della specializzazione professionale entro il ciclo quinquennale, evitando lungaggini anacronistiche. Riformando radicalmente la Pubblica Amministrazione, tagliando quello che c’è da tagliare, ricorrendo anche al referendum. Tutto ciò deve essere sostenuto da un nuovo patto di democrazia e di rappresentanza politica con la società, ricomponendo la profonda frattura che tocca l’affidabilità e la trasparenza delle decisioni delle istituzioni pubbliche a ogni livello. Ripristinando la sicurezza nei quartieri e nelle città dove la libera circolazione sul territorio diventi ordinaria amministrazione. Garantendo diritti e doveri nel rispetto di un sistema di regole che garantisca anche l’espiazione delle pene. Un patto sociale quindi con le diverse comunità locali e nazionali per stroncare mafie e corruzione. Il volto morbido e arrendevole del lassismo verso mafie e corruzione deve essere riposto negli armadi dei ricordi. Non bastano nemmeno Libertà e Giustizia, sono valori inderogabili, ma la dignità di un popolo e l’equilibrio di una società, vengono garantite soprattutto dallo sviluppo. Popolo, sindacati e imprenditori, giovani e meno giovani devono sentire il profumo delle emozioni.