Una domanda al nuovo assessore alla sanità: potenzia gli ospedali di confine o ne privatizza molte specialità?

Sanità piemontese – Province di confine

La “luna di miele” è un periodo fatto di dolcezza e tenerezza. Poi finisce, non è eterno. Anche in politica, non solo in amore, chi vince gode di un periodo di particolare feeling con l’elettorato dove tutto è ammesso, anche scusato, compreso. Però, sebbene in “luna di miele”, gli spunti preoccupanti per chiedere all’attuale Giunta Regionale cosa accadrà in alcuni ambiti non mancano. Ho letto le dichiarazioni del nuovo assessore alla Sanità Icardi sul problema della mobilità passiva che in alcune province, Alessandria in particolare, è insostenibile. L’assessore inserisce nel medesimo contesto una premessa e due indicazioni che inevitabilmente si sovrappongono. La premessa è che il Sistema Sanitario Pubblico piemontese è in difficoltà e che bisogna proseguire lungo la strada obbligata della riorganizzazione e della razionalizzazione delle strutture ospedaliere. “Sarebbe impensabile mantenere in ogni ospedale tutte le specialità” dice Icardi. Che è esattamente quello che diceva Saitta. Ma Icardi, diversamente dal passato, offre appunto due indicazioni nello stesso contesto. La prima è che per migliorare la qualità delle cure e ridurre la mobilità passiva, bisogna potenziare gli ospedali di confine; fin qui tutto bene anche perché, nella provincia di Alessandria, per esempio, ciò comporterebbe un potenziamento degli ospedali di Acqui Terme, Tortona, Novi Ligure, Ovada e Casale Monferrato. La seconda è che l’assessore indica la soluzione nell’ “aumentare anche in Piemonte il coinvolgimento dei privati, puntando sull’integrazione dei servizi e quindi su un ampliamento dell’offerta”. Come detto siamo alle intenzioni espresse in “luna di miele”. Ora, per evitare equivoci, Icardi pensi a rendere espliciti i dettagli dei suoi obiettivi a partire dal confronto con i Sindaci, con le rappresentanze sociali e professionali, e da subito, con la IV Commissione Sanità del Consiglio Regionale. Dietro alle dichiarazioni c’è forse solo l’idea di privatizzare gran parte dei servizi ospedalieri delle zone periferiche del Piemonte?