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Il Governo nazionale aumenti il Fondo nazionale o la sanità pubblica senza personale non reggerà

Torino – 28 marzo 2019 – “Il sistema sanitario è al collasso a causa della carenza del personale medico, infermieristico ed anche di quello amministrativo. Occorre intervenire, tempestivamente, per evitare che la situazione diventi insostenibile e penalizzi sempre di più i pazienti. Un primo importante segnale che deve venire dal Governo nazionale è quello di prevedere che il Fondo sanitario nazionale aumenti almeno di 10 miliardi per poter intervenire su diversi problemi allarmanti che stanno interessando tutte le Regioni italiane” ha affermato il Presidente del Gruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale Domenico Ravetti.
“Ritengo fondamentale” ha proseguito Ravetti “avanzare alcune proposte concrete che, a mio parere, potrebbero rappresentare una parziale ed immediata risposta alle attuali difficoltà della sanità in particolare sul personale medico e amministrativo.
Per quanto concerne l’emergenza amministrativa è importante sottolineare che da circa quindici anni non vengono più fatti concorsi per laureati e diplomati in presenza di un blocco totale del turnover e che, solo dal gennaio 2017, è possibile sostituire soltanto un amministrativo su tre dipendenti che hanno cessato il rapporto di lavoro. Sarebbe importante che, fin da subito, venisse autorizzata la sostituzione del 100% del personale con graduatorie aperte e nuovi bandi”.
“Per quanto riguarda l’allarmante “emergenza medici” propongo tre diverse soluzioni”. – ha affermato Domenico Ravetti – “Una soluzione percorribile potrebbe prevedere una deroga per procedere alle assunzioni di medici con contratti di libera professione, anche per medici già collocati in pensione. Sarebbe importante una norma straordinaria nazionale, ma anche un provvedimento regionale.
Un’altra potrebbe prevedere l’attivazione di maggiori prestazioni aggiuntive, autorizzando un budget almeno per il 50% del costo dello stipendio base dei medici, per ogni posto vacante.
Una terza, infine, potrebbe prevedere la stipula di contratti di libera professione con medici neolaureati (non ancora in specialità), debitamente formati, per attività di supporto/affiancamento ai medici specializzati in servizio”.
“Questi – ha concluso il Presidente Ravetti – potrebbero essere i primi passi per garantire, nell’emergenza della mancanza di medici, una sanità che funzioni e una corretta erogazione di cure e prestazioni. Nel mentre a livello nazionale occorre subito consentire l’accesso alle specialità a tutti i medici neolaureati”