Sanità: la mia intervista a Il Novese

1 -L’assessore Saitta ha annunciato che i conti della Regione, per quanto riguarda la sanità, sono tornati in ordine e che sta per partire la fase 2. In cosa consisterà, in pratica, per il nostro territorio?

E’ vero, dal 1 gennaio 2017 la Regione Piemonte è uscita dai vincoli del piano di rientro siglato il 29 luglio 2010. Ricordo che il debito rilevato a tutto il 31 dicembre 2004 era pari a 676 mln/euro. Ora l’assessorato potrà ritornare ad investire nelle risorse umane, nell’edilizia sanitaria, nelle nuove tecnologie con il principio della sostenibilità finanziaria sul medio e sul lungo periodo. Rete ospedaliera, politiche socio sanitarie territoriali, integrazione fra le professioni, ricerca, innovazione tecnologica: questi i campi di sviluppo.

2 – Recentemente hai passato una giornata visitando i vari pronto soccorso della provincia, che situazione hai trovato?

Ho visitato il pronto soccorso dei nostri presidi ospedalieri nel momento più difficile, quello del picco influenzale. Ci sono problemi ma sono risolvibili e vanno affrontati ricercando migliorie i cui effetti saranno evidenti con il tempo. La verità è che i problemi del pronto soccorso dipendono da molti fattori e interessano non solo le scelte adottate nella programmazione della medicina di emergenza/urgenza. Non è colpa dei cittadini se non sono mai state messe a sistema risposte alternative ai loro problemi di salute tra la casa e il pronto soccorso. Quello è il punto su cui dovremo lavorare.

3 – Nelle scorse settimane il nostro giornale ha avviato una serie di inchieste sulla sanità locale, evidenziando come i tagli hanno non hanno colpito in linea di massima i servizi esternalizzati. Ad esempio, come è emerso dalla nostra inchiesta, il servizio di sterilizzazione dei ferri chirurgici che non sembra rispondere a criteri di economicità. E’ possibile risparmiare riportando in casa questi appalti che sono in scadenza, oppure si proseguirà con la strada dell’esternalizzazione dei servizi?

Non entro nel merito dei singoli casi. Sostengo che la riorganizzazione del sistema pubblico e privato della sanità piemontese deve restituire efficienza e trasparenza. A volte serve il coraggio della responsabilità, altre volte basta un po’ di buon senso. Dobbiamo mettere in sicurezza il principio che tutto ciò che si fa ha un grande ed unico interesse che viene prima di ogni altro pur legittimo interesse: il bisogno di mantenere in salute, di curare e di riabilitare le persone.

4 – La riforma ospedaliera sui territorio molto spesso è sfociata in una guerra dei campanili tra i sindaci. Si è perso di vista l’obiettivo generale, la cura dei cittadini?

Ho girato tutto il Piemonte ma quello che abbiamo vissuto nella nostra provincia è stato, e sarà ancora, davvero singolare. Forse perché qui siamo abituati in tutte le politiche pubbliche a ragionare attorno ai sette centri zona che non vogliono determinare tra loro alcuna scala gerarchica. Poi la politica, quella che non ha remore nell’alimentare le paure, quella che non approfondisce, non studia. La politica che si lascia condizionare a sostegno di posizioni retrograde. La politica che difende un sistema fallito. Mentre c’era, e c’è ancora, lo spazio per fare le giuste critiche su ciò che non ha funzionato ma non contro tutti e tutto il cambiamento. E non è un problema di destra o sinistra ma di responsabilità collettive.

5 – Si farà l’accorpamento tra Asl e Aso? Ma soprattutto si farà il nuovo ospedale, e dove?

Vorrei evitare di aggiungere la mia opinione alle tante che ho ascoltato e letto in questi decenni su questi due importanti argomenti. Ho fatto altro. Ho presentato un ordine del giorno in Consiglio Regionale approvato all’unanimità dove ho chiesto alla Giunta di avviare uno studio con evidenza scientifica sugli effetti dell’accorpamento dell’Asl e dell’Aso. Mi interessa sapere cosa cambia per un cittadino avere un’azienda unica, dopo, ma solo dopo, mi interessa sapere cosa ne pensa il PD, la Lega, il M5S, il medico, o quello che perde la posizione di comando. Così pure per il nuovo ospedale. Ci verrà consegnato nei prossimi mesi uno studio dove capiremo, in base al territorio e ai bisogni di salute in questa provincia, quanti nuovi presidi ospedalieri servirebbero al posto degli attuali, i costi e le caratteristiche. Ovviamente quello studio preliminarmente conterrà la mappa dei costi di gestione e sanitari delle attuali strutture.

Così chi avrà un’altra posizione la dovrà sostenere con argomenti diversi da quelli che di solito ascolto.