“Federalismo Comunale”: così si risponde a Salvini e Molinari.

Mentre preparo la relazione per il DL. 263 che consentirà dal 1 gennaio 2018 l’istituzione del nuovo comune di Alluvioni Piovera leggo che in Alessandria Matteo Salvini e Riccardo Molinari presenteranno il Comitato Referendario “Piemonte Autonomo”.  Utilizzo le loro dichiarazioni comprese nel virgolettato per capire di cosa stiamo parlando “si tratta di uno strumento necessario per far fronte al continuo silenzio delle istituzioni regionali in merito alla richiesta di un referendum che permetta ai cittadini piemontesi di decidere per l’autonomia della propria terra. Vogliamo che siano i Piemontesi a poter decidere del loro futuro e per farlo serve l’approvazione in tempi rapidi di una legge che permetta il referendum! “.

Se l’iniziativa non include elementi beceri di quel poveraccio secessionismo ma allude ad un nuovo dibattito che scardina l’idea del neo centralismo, praticato nei fatti da più di un ventennio, allora credo sia arrivato il momento di confrontarci. Io non ho cambiato idea e dico che questa vicenda merita attenzione e rispetto. Rifletto ad alta voce, così come ho fatto qualche mese fa sull’iniziativa politica di Roberto Maroni e Luca Zaia con il referendum per l’autonomia fiscale della Lombardia e del Veneto.

E medesimi pensieri ho espresso per l’impegno del presidente dell’Emilia Romagna Bonaccini che ha avviato un negoziato con il Governo ai fini dell’intesa prevista dall’articolo 116, comma terzo, della Costituzione, che consente l’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia. Non possiamo da sinistra rubricare sotto voci sbagliate un tema che rimette al centro dell’azione politica la questione irrisolta del Federalismo e delle Autonomie Locali.

Andiamo con ordine. I Comuni, soprattutto i più piccoli, hanno pagato un prezzo rilevante per ridurre il debito pubblico della Nazione. Negli anni è capitato che la stessa mano, pur con colorazioni politiche diverse, ha applicato “tagli” poderosi ai trasferimenti dello Stato verso le Autonomie Locali mettendo a dura prova gli Amministratori nel mantenere inalterata la qualità dei servizi. E i servizi nei Comuni sono i Diritti che determinano la qualità della vita dei cittadini: scuole, trasporti, rifiuti, politiche sociali. Quei tagli sono stati applicati in un campo di continui stravolgimenti delle regole ai limiti dell’interpretazione individuale delle norme da applicare, norme che di mese in mese hanno determinato solo confusione. Ma l’Italia è l’Italia dei Comuni, della bellezza dei suoi borghi antichi, l’Italia è l’Italia delle comunità solidali che si organizzano democraticamente attorno al Palazzo del Sindaco con reti sociali inclusive e idee per lo sviluppo dei territori. Quei Palazzi, quei Sindaci e quei Consiglieri Comunali sono le articolazioni dello Stato più vicine alla nostra popolazione che meritano più fiducia e più autonomia finanziaria e decisionale proprio per il bene dei territori che amministrano. Negli anni della “riforma incompiuta” delle Province è arrivato il tempo per un nuovo patto per definire il paniere dei servizi da affidare ai Comuni con certezze circa le coperture dei costi che non possono dipendere dai trasferimenti statali ma dall’autonomia fiscale. Per scrivere il Futuro dobbiamo tornare ai principi del Federalismo Comunale con profili solidali (e con chiarezza sulle competenze) consapevoli che per alcuni servizi gli ambiti territoriali ottimali per produrre efficacia ed efficienza non potranno essere quelli delle mura antiche d’ogni paese. Forse è in questo contesto sovracomunale che potremo trovare un ruolo alle Province salvate dal No al Referendum del dicembre scorso.

 

Ed è in questo contesto che può trovare le sue ragioni l’iniziativa di Molinari e Salvini che fa il paio con quella di Zaia, Maroni e Bonaccini. Altrimenti rischia d’essere un’iniziativa velleitaria che rafforza un tratto delle componenti politiche del centro destra ma che non risolve un solo problema ai cittadini.