L’ITALIA E LA POVERA GENTE.

LA GUERRA CHE VERRÀ di Bertolt Brecht

La guerra che verrà

Non è la prima.

Prima ci sono state altre guerre.

Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti.

Fra i vinti la povera gente faceva la fame.

Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente.

A leggere giornali e social o a sentire la TV, l’uso della parola – guerra -prevale per definire lo stato in cui viviamo. Mi sono convinto nel tempo che – guerra – non è una metafora e nemmeno retorica perché ogni giorno alcuni combattono mentre altri muoiono; nel solo Piemonte, dall’inizio della pandemia ad oggi, sono morte 924 persone. Persone, sì, non numeri per le statistiche, ma nomi, cognomi, paure, solitudini, speranze. Se è – guerra – allora mi pare che Brecht con “La guerra che verrà” ancora una volta ha qualcosa da dirci sulla povera gente. Credo sia utile ricordare l’importanza di trovare soluzioni applicabili subito, concrete, per aiutare la povera gente in questa guerra. Ma non cerchiamo di codificare la povera gente come al solito. Non sono i soliti poveri e nemmeno le solite famiglie in difficoltà, quelle che in situazioni ordinarie già non arrivavano economicamente alla fine del mese. In questa guerra la povera gente è tantissima, è la grande maggioranza nel nostro Paese. Sono quelli che vivono del loro lavoro quotidiano commercianti, artigiani, giovani professionisti, sono i loro dipendenti. La povera gente sono gli operai entrati in cassa integrazione per i quali, e diciamolo con chiarezza, al rientro dopo il fermo per il coronavirus, nulla è scontato. E potrei continuare con l’elenco ma lascio fare a voi, ognuno aggiunga la categoria di lavoratori che desidera. Dico questo: non esiste nulla di più importante in questa guerra della povera gente che, lo ripeto, ora è la grande maggioranza nel Paese. Dicono che dopo una guerra nulla è più come prima. Non so se è vero, mi adeguo alla vulgata comune. Se è vero però mi auguro che non sia più come prima nemmeno l’ipocrita narrazione sulle disuguaglianze. Ora è tutto più serio, ora vanno cambiate radicalmente le politiche, ora non basta più il reddito di cittadinanza, il Rei o i sussidi vari. Ora vanno ridotte le distanze tra i privilegi e la povera gente e per farlo bisogna iniziare subito.