La destra salviniana e la sinistra che (ancora) non c’è.

(sottotitolo)

Ma do più fastidio di una zanzara?

Vince la destra salviniana nella società, non solo le elezioni. La Lega non è un Partito di pensatori del nuovo millennio capaci di grandi strategie, tantomeno in provincia di Alessandria; è uno strumento politico rinato dalle ceneri del federalismo (prima) e dalle macerie fantasiose del separatismo (poi). Uno strumento che è stato posizionato dentro il corpo del Paese e ne ha interpretato i disagi e i bisogni di cambiamento. Per questa ragione, e per l’evidenza delle percentuali elettorali ottenute, il sovranismo leghista è popolare, quindi è tanto tra chi soffre quanto tra chi vince. E purtroppo per noi non sarà una meteora nel cielo nebuloso della politica italiana perché non è solo in stretta relazione con il destino del suo leader, va oltre.  O meglio, può andare oltre perché ha un solido insediamento, spiccati aspetti identitari soprattutto al nord, radici sociali ormai profonde e, questione non marginale, relazioni internazionali che ne fanno un significativo nodo di una rete sovranista ormai nemmeno più tanto occulta. Oltrepiù, sul vento della propaganda, i dirigenti della Lega stanno costruendo un modello sociale che può non piacere, anzi, fa schifo, ma è, dal loro punto di vista, praticabile ed è quello della democrazia “vuota” dove, fatto salvo l’esercizio del voto, tutto il resto è a bassa intensità di libertà civili e democratiche.

Il fatto è che la Lega fa la Lega, anche in provincia di Alessandria, nel tempo in cui la destra moderata è di fatto assente e la sinistra non sa che fare, anche in provincia di Alessandria. Torno subito sulla sinistra ma prima voglio specificare che considero ormai terminata l’esperienza populista del M5S, almeno così come l’abbiamo vissuta in questi ultimi anni e con le dimensioni elettorali del 2018. Mi sono convinto che continuerà ad esistere il bisogno di rappresentanza del sud assistito, quello, per esemplificare, che spera nel reddito di cittadinanza, ma troverà altri riferimenti a destra e a sinistra mentre il Movimento per inerzia vivrà in disarmo la fase finale della sua azione. La sinistra, dicevo, non sa che fare. In verità sa essere litigiosa e parecchio. Ha un suo pur limitato insediamento, ha radici culturali profonde ma non ha più una sua identità che non è in natura ma è data da un modello sociale da proporre. Io credo che la ragione più autentica dell’isolamento del PD è nella sua impossibilità di costruire relazioni non tanto per la mancanza di un linguaggio comune ma per l’assenza di una chiara visione generale. Nel PD al congresso, nonostante Zingaretti, non vince una proposta per il cambiamento della società in competizione con un’altra ma un gruppo dirigente contro un altro. Questione di persone contro altre persone e a tutti i livelli territoriali. Tanto che nella provincia in cui abito il congresso del PD è infinito e delle proposte di cambiamento della società non si discute mai perché non è su questo fronte che ci si divide. Come possiamo essere interessanti per i cittadini della provincia in cui vivo se non è di loro che discutiamo? Per dividersi servono almeno due pensieri, nel PD invece ci si scontra con arroganza per contare cosa non so, le tessere forse? Facile dedurre che in una riunione di mezza estate più che il caldo e le zanzare risulti fastidioso ascoltare l’intervento di qualcuno la cui tessera non è nella colonna giusta. Così, mentre si consolidano le filiere interne, si difende, per esempio, un segretario che oggettivamente non può più garantire la gestione politica del Partito, si organizzano le Feste dell’Unità escludendo quelli che non appartengono alla stessa filiera, si evita di dare una mano ai compagni nelle battaglie pur di non metterli in buona luce, e tanto altro, altro ancora, che grazie al cielo prima o poi finirà, come tutto ciò che è inutile. Quindi, per finire la riflessione, che fare? La strada è lunga e un passo sarà mosso pur di non rimanere fermi; io mi occuperò di persone, quelle che soffrono e quelle che vincono, lo farò non da solo perché non trasudo arroganza; -uso il plurale apposta- andremo a cercare ovunque compagne e compagni, amministratori, sindacalisti, imprenditori per discutere di loro e per rappresentarli. Se ce la faremo rafforzeremo anche la sinistra che oggi è irrilevante e va ripensata tutta, nel linguaggio, nelle idee, nelle persone. Perché non bastano semplici aggiustamenti.