Abbiate almeno pietà per gli esseri umani

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Ho atteso qualche giorno, avevo bisogno di raccogliere un po’ di coraggio per sostenere un pensiero diverso rispetto a quello prevalente. Ma ora vi spiego perché, dal mio punto di vista, abbiamo bisogno di tornare ad essere almeno umani. Chiedo di riflettere sul valore della vita e sulla parte di società che non ha nemmeno pietà di fronte alla morte. Lo farò con due storie, quelle di due ragazzi che ora non sono più con noi per una sola ragione: sono nati altrove e sono arrivati qui per cercare futuro.

Intorno alle ore 13.30 di lunedì 28 gennaio 2019 sulla linea ferroviaria Milano-Genova un treno regionale di Trenord ha investito una persona all’ingresso del binario 3 a Tortona.
I giornali scrivevano nelle ore successive: “La circolazione è stata temporaneamente limitata a due soli binari, con relative ripercussioni sui treni in viaggio, che hanno accumulato ritardi. Sul posto, oltre al personale di soccorso, è intervenuto il magistrato di turno, per cercare di chiarire le dinamiche dell’incidente.” Chi era quella persona ce lo dice don Giacomo della comunità di Moltedo. “Cari tutti, ieri sono stato tutto il giorno a Tortona . Uno dei nostri ragazzi di Multedo, Prince Jerry, dopo essere stato diniegato prima di Natale e scoprendo che non avrebbe potuto contare neppure sul permesso umanitario che è stato annullato dal recente Decreto, si è tolto la vita buttandosi sotto un treno. Ho dovuto provare a fare il riconoscimento di quanto era rimasto di lui. È stato un momento difficile ma importante perché ho ritenuto di doverlo accompagnare in questa sua ultima desolazione. Vi scrivo perché abbiamo deciso di portarcelo su a Coronata e seppellirlo nel cimitero lassù. Venerdì mattina alle 11.30, all’Annunziata, celebrerò il suo funerale. Quanti vorranno e potranno essere presenti sarete il segno dell’ ultimo abbraccio terreno a questa vita così desolata. Una preghiera per lui e la sua famiglia.” Don Giacomo.

Il giorno dopo un altro giornale riporta quanto segue.

Si è lanciato dal treno lo scorso ottobre e da tre mesi aspetta una sepoltura. Ingorghi burocratici e rimpalli di competenze, da novanta giorni impediscono il funerale del giovane nigeriano di 33 anni,morto sotto un treno sulla linea Chivasso-Novara il 25 ottobre. Il suo corpo è in una cella frigorifera dell’obitorio di Vercelli in attesa che qualcuno paghi la fattura per il recupero della salma e si faccia carico del funerale di povertà. “Una vergogna”, denuncia su Facebook il mio collega consigliere regionale Gabriele Gabriele Molinari “non so quale sia la storia di questo ragazzo e perché sia finita così” – continua “so però che come ogni altra persona ha diritto a un funerale, a un saluto, a non rimanere dimenticato in un obitorio per mesi. 
“In questo caso non spetta a noi pagare – risponde un amministratore comunale – mi dispiace per il dramma umano di questo ragazzo che da tre mesi attende il funerale, ma la legge dice che il funerale di povertà spetta al comune di residenza e risulta che il giovane fosse residente a Bergamo, non da noi”.

Abbiate pietà. Abbiate pietà. Abbiate almeno pietà