Con uno sguardo rivolto al futuro difendo le valutazioni del Primario di infettivologia dell’ospedale di Alessandria.
Sulla vicenda Covid 19 e sulle criticità in provincia di Alessandria
oggi sono state pubblicate due interviste – da un giornale on line e da
un quotidiano nazionale – al Primario del reparto di infettivologia di
Alessandria dott. Guido Chicino. Alessandria e la sua provincia hanno il
tragico primato dei 92 decessi (nel momento in cui scrivo) che
rappresentano 1/4 dei decessi avvenuti in Regione Piemonte.
Premetto, io difendo le sue valutazioni e penso che le sue risposte
debbano essere tenute in considerazione più di altre perché sono
espresse con equilibrati principi e sono il frutto di un costante
confronto con la realtà; non sono di sicuro una narrazione riportata da
terzi.
Guido Chichino dice chiaramente che nell’ospedale
alessandrino arrivano pazienti che hanno avuto l’esordio della malattia a
casa 8/10 giorni prima e quando vengono ricoverati hanno già la
polmonite. In questo senso egli sostiene che è strategico il
potenziamento dei servizi territoriali per anticipare il più possibile
diagnosi e terapia a casa e che su questo fronte di attacco del virus
c’è stata fin dal principio una sottovalutazione del problema,
certamente non per colpa dei medici di base che, tra l’altro, molti di
questi, pur di aiutare i pazienti, ora risultano infetti. Aggiunge che è
fondamentale fare più tamponi anche perché servono a identificare gli
asintomatici che rischiano d’essere pericolosissimi vettori su cui
viaggia il coronavirus. Servono anche più tamponi per avere certezze sul
numero degli infetti e per evitare la diffusione del contagio. Nel
rispondere alla domanda sulle ragioni del numero così alto di contagi e
decessi nella nostra provincia Chichino ricorda che non basta la
giustificazione geografica, cioè i confini con la Lombardia.
Evidentemente hanno giocato più cause sul nostro territorio che tra
qualche settimana sapremo riconoscere più facilmente. Adesso è
necessario aggiungere alle scelte organizzative territoriali quelle
sulla nostra rete ospedaliera per liberare un adeguato numero di posti
letto per le terapie intensive e semi intensive senza dimenticare tutte
le altre patologie “non covid” che certamente non sono sparite.
Ovviamente è vitale la presenza di più operatori sanitari, medici,
infermieri. Conclude con una preoccupazione per il futuro e per i danni
economici. Oggi l’impegno è tutto sanitario ma in futuro il Sistema
Sanitario Nazionale dovrà sommare le criticità proprie a quelle del
resto dell’economia. In questo ambito strategico per i diritti dei
cittadini, questo è il mio pensiero, la politica dovrà svolgere un ruolo
diverso rispetto al passato. Se la priorità sarà quella di difendere e
rafforzare il Sistema Sanitario, in particolare quello pubblico, che si è
dimostrato essere il vero baluardo a tutela della nostra salute, allora
dovremo essere conseguenti ovunque, anche in provincia di Alessandria,
con coraggio e determinazione. Ci torneremo con calma quando tutto sarà
finito, quando dovremo pensare alla ricostruzione.
Ma lo dico con
largo anticipo, senza alcuna polemica rivolta alle forze politiche che
formano la maggioranza al governo del Piemonte e ai sindaci che
amministrano le più grandi città della provincia: questa volta dovremo
mettere in campo le migliori competenze, quelle più lontane da interessi
specifici, affinché liberamente possano offrire uno scenario inedito
dove tutte le scelte ruotino attorno al benessere e alla tutela della
salute dei cittadini. Il segreto per farcela sarà evitare che ogni
piccolo mondo territoriale, professionale, politico, economico, pretenda
d’essere il mondo intero.