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OPERAI.


Li ho visti in faccia ieri mattina in piazza Castello a Torino, erano in tanti a manifestare le loro preoccupazioni. In verità non era preoccupazione, nemmeno paura, era rabbia mista a speranza. Da mesi molti sono cassaintegrati, altri in naspi, altri ancora sul baratro del licenziamento, ma ciò che è peggio è che non sono più operai. E essere operaio è tuttora una collocazione precisa nel mondo, una definizione che identifica, che restituisce dignità. E la rabbia che circolava in quella piazza stava tutta lì, nell’aver perso una identità e di averla persa in solitudine mentre il padrone, spesso senza volto, se ne andava altrove a fare guadagni. Perchè i guadagni, a differenza degli operai, sono sempre gli stessi. La speranza, dicevo. In quei volti c’è ancora la speranza che qualcosa può cambiare e presto perchè le bollette arrivano, la rata del mutuo anche, i figli a scuola costano. C’è la speranza che qualcuno finalmente può aver capito che i lavoratori esistono e vanno protetti sempre, non solo nella fase finale delle infinite crisi industriali dove le soluzioni sono dedicate a pochi di loro, ad altri le mance, ad altri ancora nulla. Erano anche operai metalmeccanici dell’indotto ex Fiat, quelli che adesso con la 500 elettrica non lavoreranno più (e già siamo in ritardo nel dir loro la verità) . Io li ho visti negli occhi ieri, mi ricordavano mio padre che è un operaio del secolo scorso senza rabbia e con tante speranze. Se non torniamo a rappresentarli, gli operai, se non torniamo ad organizzare la loro rabbia e la loro speranza, se nel nuovo conflitto sociale che c’è, e nessuno lo neghi, tra lavoro e grandi capitali, noi non ci schieriamo a fianco dei lavoratori, noi, intendo noi che ambiamo ad essere una rappresentanza politica della sinistra popolare, saremo inutili.

ACNA DI CENGIO


DOMENICO RAVETTI (PD): “LA REGIONE CONDIVIDA LE PREOCCUPAZIONI DEI SINDACI PER LA FABBRICA DEI VELENI”
13 febbraio 2020 – “Al termine dell’audizione, da me richiesta in Commissione Ambiente, di una delegazione di sindaci dei Comuni della Valle Bormida, per un confronto e un aggiornamento sulle condizioni del Sito di Interesse Nazionale ex ACNA di Cengio, è stato discusso e approvato un ordine del giorno che impegna il Presidente Cirio e la Giunta regionale a farsi carico delle fortissime preoccupazioni espresse dai territori interessati dall’enorme danno ambientale, a pubblicare risultati e valutazioni conclusive degli aggiornamenti sulle indagini epidemiologiche e a valutare l’opportunità di estendere l’indagine a tutti i Comuni compresi nella Valle Bormida” spiega il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Domenico Ravetti.
“E’ di grande importanza – precisa Ravetti – che venga ricostituita una Conferenza paritetica ligure-piemontese che riprenda a controllare e monitorare l’attività di bonifica ed è fondamentale ottenere garanzie puntuali di presidio del Sito, sia tecniche che di impegno temporale. Inoltre, resta ancora aperta la questione del risarcimento per danni ambientali causati al territorio, quantificato in quasi 219 milioni di euro. L’azione giudiziaria contro Syndial/Eni era stata sospesa per verificare la possibilità di una transazione che ormai sarebbe prossima alla conclusione”.
“A tal proposito – conclude Ravetti – non posso non condividere l’allarme dei Sindaci del territorio che temono che il risarcimento non sarà commisurato al danno subito e alla responsabilità storica di ACNA, ma valutato esclusivamente sugli ultimi anni, periodo in cui la produzione era di fatto cessata. Al danno si aggiungerebbe così la beffa. Comunque andranno le cose, tuttavia, nessun risarcimento potrà cancellare le sofferenze, la morte e la distruzione causate dalla fabbrica dei veleni”.