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PD Alessandria: in sintonia con i pensieri della città evitando personalismi, cerchie ristrette e banalizzazioni.

 

Lettera aperta

Caro Segretario, cara Presidente, care e cari tutti,

 

abbiamo perso. Abbiamo perso tutti, nessuno escluso, in verità qualcuno ha perso più di altri ma la sostanza è la stessa. Ha perso il segretario nazionale, la candidata a Sindaco, il Partito, la coalizione. Nessuno si senta escluso in questa sconfitta e nessuno tenti la via breve dell’autoassoluzione, in fondo c’è chi cade a terra, ammette la caduta e si rialza, e c’è chi pretende di non essere caduto e comincia irrimediabilmente a divorziare dalla realtà. La questione vera è comprendere le ragioni della sconfitta e per questa attività abbiamo bisogno ancora un po’ di tempo, qualche settimana in più per consentire alla quiete di riportare ordine. Certo è che in Alessandria, ma non solo in Alessandria, come in una tempesta perfetta si sono sovrapposte diverse congiunture sfavorevoli. Può non piacerci ma la verità è che in questa fase storica il Partito Democratico quando deve affrontare le elezioni con un sistema maggioritario con doppio turno soffre tremendamente nel fare coalizioni e alleanze vincenti. E sul tema insiste una ragione di fondo: siamo al Governo della Nazione con grande senso di responsabilità ma con una continua e costante (anche se su alcuni argomenti poco comprensibile) tensione mossa dai partiti con cui alle amministrative abbiamo costruito la coalizione, una tensione a cui il segretario nazionale risponde non certo con i fiori. Abbiamo diviso i dirigenti, ma in Alessandria i dirigenti abbiamo fatto in fretta a riunirli; il problema è che in Alessandria e in Italia abbiamo abituato il nostro popolo al conflitto interno e alle urne non lo abbiamo più ritrovato sotto la medesima bandiera.

Inoltre il PD è in calo non solo nei sondaggi, che valgono quello che valgono, è in calo nelle speranze degli italiani per non aver saputo, o potuto, affrontare alcune grandi questioni sociali che hanno a che fare con i diritti delle persone. Dal 2014 ad oggi abbiamo messo in fila una sequenza di sconfitte elettorali e referendarie che dovrebbero almeno imporci una seria riflessione, attività che pensiamo, sbagliandoci, di aver svolto con le ultime Primarie. Vogliamo ancora una volta ribadire con semplicità che è chiaro da tempo che i congressi finiscono il giorno dopo e che l’ago non va utilizzato in politica per pungere ma per cucire; non siamo interessati ad indebolire nessuno, tantomeno il Segretario Nazionale, però cosa deve ancora capitare per capire che così facendo rischiamo tutti di sbattere contro i prossimi muri? Forse salveremo un pezzo di classe dirigente ma non metteremo in sicurezza l’Italia dall’avanzata delle destre e del populismo.

 

Poi restano sul tavolo le ragioni tutte locali della sconfitta. Ed è proprio su queste che abbiamo bisogno più tempo per l’analisi. Intanto abbiamo capito che la buona amministrazione è la premessa per poter essere ricandidati ma non è la garanzia per poter vincere. La sintesi politica è più o meno questa: abbiamo risanato i conti dell’amministrazione e gli elettori hanno riconsegnato la città alla parte politica che ha generato in buona misura i problemi. Non consoliamoci con la retorica, qui non è che non ci hanno capiti o che non siamo stati bravi a comunicare quanto era complicato amministrare. Qui, in questa storia, in questa città, c’è stato un giudizio politico gemmato da un radicamento culturale a noi avverso che sotto traccia ha determinato la sconfitta. Su questo punto dobbiamo concentrare l’analisi. E allora forza! E’ arrivato il tempo per un dibattito, nuovo, aperto, inclusivo e privo di infingimenti; abbiamo bisogno di riconnetterci con i pensieri della città evitando personalismi, cerchie ristrette e banalizzazioni che rischiano d’essere il vero e grande nemico del PD di Alessandria per i prossimi mesi.

 

Alleanze

 

 

PD: chiarezza sulle alleanze.

Per le Regionali e per le Comunali 2019 c’è tempo ma non esistono spazi per alternative al centro sinistra.

Seguo con interesse l’evoluzione del dibattito politico nazionale in particolare nel campo del centro sinistra e confesso tutte le mie preoccupazioni. Per rasserenare gli animi è bene premettere che non serve attaccare nessuno ed è superficiale il metodo ripetuto più volte a sinistra dell’eliminazione del leader per eliminare i problemi. In verità la storia è lì a dimostrare esattamente il contrario. Quindi, se ci sono problemi, e con tutta evidenza i problemi ci sono, il nostro obiettivo non è quello di risolverli contribuendo a sfiduciare Matteo Renzi. C’è un però.  Dobbiamo fare insieme un’analisi che ci permetta di capire le vere ragioni che hanno costretto il PD lungo un precipitoso declino : siamo stati nel 2014 una speranza per l’Italia, nel dicembre 2016 abbiamo perso il referendum costituzionale su cui giocavamo la nostra partita più importante e alle elezioni amministrative di quest’anno siamo stati vissuti dalla maggioranza degli elettori come un problema per l’Italia. Non possiamo banalizzare questo pezzo di storia adducendo motivazioni che non riguardano la conduzione del Partito e l’orizzonte verso cui stiamo procedendo. E allora, con serietà, proviamo a ridefinire l’ordine delle priorità delle nostre politiche adeguandoci ad una società che è repentinamente cambiata. Abbiamo aperto varchi inaspettati nelle scelte per i diritti civili e c’è da chiedersi perché non fare altrettanto con i diritti sociali. Non possiamo negare che viviamo un tempo dove ritornano ad essere a rischio alcune questioni che incidono sulla qualità della Democrazia di un Paese. La garanzia del diritto alla Salute o le prospettive per un lavoro stabile, sono solo due voci tra le tante che meriterebbero più attenzione e politiche più efficaci. E su questo fronte non possiamo schierarci in solitudine o in coalizione a seconda della legge elettorale. Spieghiamoci. Vorremmo tanto che il PD fosse autosufficiente nelle sfide elettorali a partire dalle prossime Politiche. Vorremmo che la nostra proposta non finisse nella rete del confronto con le proposte di altri soggetti politici. Lo vorremmo tutti noi ma in particolare, lo capisco, lo vorrebbe il segretario nazionale perchè la sua proposta è già stata oggetto di valutazione del popolo delle Primarie alcuni mesi fa. Ma questo non basta per vincere. In un sistema elettorale proporzionale questo serve a rafforzare un’identità, quindi ad ottenere più voti, ma il giorno dopo le elezioni comunque saremmo costretti a siglare nuovi patti programmatici con chi è più simile al PD per farsi carico del Governo del Paese. Qui sta il punto e bisogna far chiarezza. Molti di noi continuano a sostenere che le coalizioni si costruiscono prima del voto a prescindere dalla legge elettorale, e comunque, che faremo quando saremo di fronte al maggioritario con certezze sin dal principio sul candidato alla presidenza delle Regioni o sul candidato Sindaco? In quel senso sta la necessità di riaprire un confronto con chi ha costruito casa alla sinistra del PD.  L’alternativa alla coalizione del centrosinistra sta nei numeri e porta inesorabilmente verso il centro destra. Per carità, forse nulla di impressionante per qualche enclave fiorentina ma per molti di noi quell’ipotesi, perché altro non è, resta un’ipotesi impraticabile sulla quale chiameremmo i nostri iscritti ad esprimersi. Infine, mentre amministriamo in coalizioni di centrosinistra, tra meno di un anno saremo chiamati a votare per il rinnovo del Parlamento e tra meno di due per tantissime Amministrazioni Comunali e per il Consiglio Regionale del Piemonte. Con il dovuto rispetto per il paragone non vorremmo che qualcuno nel PD si preparasse alla guida di una coalizione con la speranza di mettere in imbarazzo Claudia Porchietto o Alberto Cirio nel scegliere se stare con noi o con quel che resta del centro destra.  

Domenico Ravetti – Consigliere Regionale

Fidatevi di loro

Domenica 11 giugno in molte città si apriranno i seggi per scegliere il sindaco e i consiglieri comunali. Nella nostra provincia, oltre a diversi piccoli e medi Comuni, andranno al voto Alessandria e Acqui Terme.

So bene che questo è un periodo in cui la politica è vissuta con distacco,  con sospetto, addirittura spesso è considerata come la causa delle tante difficoltà che ogni giorno affrontate. Ne sono consapevole e ho buone ragioni per comprendere che avete maturato quel giudizio negli anni sul terreno degli errori commessi.

Eppure “politica” resta una bella parola se preceduta da aggettivi che la qualificano: buona, responsabile, competente, equilibrata, onesta. Questi aggettivi abbinati al sostantivo “politica” non sempre, a dire il vero quasi mai, ci convincono; così è capitato che molti elettori hanno scelto alternative che hanno appagato il senso di rivalsa nei confronti di un presunto sistema ma che nel  breve e medio periodo si sono rivelate non idonee  all’amministrazione dei nostri Comuni.  E negli ultimi mesi e giorni sono emersi alcuni evidenti esempi a sostegno di quello che ho scritto.

Guardate, potete andare al mare o potete apporre una croce sul simbolo che più di altri restituisce un senso di liberazione. Fatelo, molti lo faranno, ma sbagliereste; sarebbe pur un gesto liberatorio ma inutile e isolato. Domenica in palio c’è una parte più o meno marginale della soluzione dei vostri  problemi, non c’è un gioco a mandare a quel paese qualcuno.

Io dico centro sinistra, e in particolare io dico PD. Lo dico per ciò che è stato fatto negli ultimi cinque anni e per quello che si intenderà fare nei prossimi cinque. Questo non basta? Questo argomento non è stato e non sarà sufficiente a convincervi?

Allora aggiungo con ancora più forza che in quelle liste sono state candidate parecchie persone che conosco e alcune sono certo che le conoscete pure voi.

Sono cittadini buoni e responsabili; hanno dimostrato competenza amministrativa e capacità nelle loro attività professionali; sono riconosciuti per equilibrio e per onestà. Sono giovani impegnati nelle associazioni di volontariato, sono studenti.

Li conosco, per me sono i pilastri su cui costruire la politica di cui abbiamo bisogno. Fidatevi di loro.