E’ ORA IL TEMPO DI DECIDERE COME RIPARTIRE DOPO L’AZZERAMENTO DEI CONTAGI.

L’ultimo Consiglio regionale si è aperto con l’informativa del Presidente Cirio e dell’assessore Icardi sul coronavirus e sulla situazione piemontese. Due relazioni necessarie svolte con i toni e i contenuti opportuni, anche se dal Presidente Cirio, probabilmente a causa della modalità in remoto con cui sono stati gestiti i lavori del Consiglio, non abbiamo ascoltato proposte concrete ma solo la sensata richiesta dei “pieni poteri” che, sentito Orban, forse sarebbe definire diversamente. Dal Gruppo PD siamo intervenuti e ci siamo particolarmente concentrati sulla “ripartenza”. Abbiamo ricordato che in Corea hanno definito strategie post lock down (post isolamento) con un uso diffuso delle mascherine, prevedendo una “distanza sociale”, un gran numero di test al giorno (20 mila) per identificare i positivi, un tracciamento dei telefoni e altri metodi per identificare gli spostamenti dei positivi e dei loro contatti. Alcuni studiosi propongono tesi specifiche: in attesa di un vaccino, consigliano periodi di quarantena “stop and go” per almeno un anno. In ogni caso qualsiasi strategia di post lock down richiederà l’uso estensivo dei test, ma non quelli rapidi perché in Spagna hanno mostrato sensibilità molto bassa. Fondamentale, fino a livello “contagi zero”, mantenere la chiusura delle scuole perché, secondo gli esperti, una riapertura generale genererebbe l’aumento del 25% dei contagi. E comunque dallo stato “contagio zero” in poi, almeno per 3 settimane, bisognerà creare una “zona arancione” con regole e provvedimenti purtroppo ancora restrittivi. Sappiamo che il ritorno alla normalità non sarà breve. Bisogna organizzarlo per tempo minimizzando i rischi per le persone. Le Istituzioni inizino a pensare adesso al dopo, non solo sulle tempistiche ma anche sulle modalità, quindi con regole chiare. Le piccole imprese, spesso individuali o familiari, del settore del commercio, ristorazione, turismo, cultura sono chiuse da giorni e rischiano di non avere più la forza per ripartire se non sostenute. Le misure per la liquidità vanno studiate subito e messe in campo con il giusto anticipo.

“CHIEDO A CIRIO DI AFFIDARE IL COORDINAMENTO DELL’INTERA RETE OSPEDALIERA DELLA PROVINCIA DI ALESSANDRIA AD UNA SOLA PERSONA. OTTIMO IL PROGETTO “COVID A CASA” MA CHE NON SIA SOLO UN ANNUNCIO”


In provincia di Alessandria, visti i dati dei contagi e dei decessi, non c’è tempo per tante parole. Mi rivolgo pubblicamente alla Giunta regionale e in particolare all’assessore Icardi e al Presidente Cirio: per l’emergenza Coronavirus affidate da subito ad una sola persona il coordinamento unico della rete ospedaliera ASO e ASL AL. Individuate chi volete, non mi interessa il nome, mi interessa la sua capacità di attivare veloci processi decisionali e la sua conoscenza dei problemi complessivi del territorio. Dobbiamo avere chiaro che non possiamo permetterci gestioni separate in questa fase critica perché il rischio è quello di non avere una visione di insieme. Sottolineo che per mie distrazioni non ho chiaro chi in questi momenti ha la responsabilità delle scelte sulla parte di rete ospedaliera di competenza ASL AL che in termini di posti letto dedicati al Covid 19 ha offerto già moltissimo ma che deve continuare ad assicurare le corrette riposte su tutte le altre patologie. Inoltre ho appreso con grande piacere da fonti giornalistiche che l’Asl Al sarebbe quasi pronta ad avviare il progetto “Covid a casa”, un progetto di medicina di iniziativa che prevede l’anticipazione della presa in carico a domicilio del paziente contagiato o di soggetti venuti a contatto con contagiati. Sono sicuro che questa iniziativa, se ben gestita, sarà utilissima. Si tratta di un progetto fondamentale per vincere questa complicata battaglia perché ha l’obiettivo di ridurre del 20% l’ospedalizzazione ed è finalizzato a decongestionare i Pronto Soccorso/DEA. Però per realizzarlo servono più dispositivi di protezione individuale per pazienti e familiari, moltissime mascherine FFP2 e FFP3 per i medici di medicina generale e infermieri, camici, guanti, visiere, disinfettante, saturimetri, ventilatori, caschi CPAP, barelle, letti. Servono, infine, più infermieri, più medici USCA e anche amministrativi, ma soprattutto servono le esclusive attenzioni professionali del gruppo dirigente che si occupa di “sanità territoriale”. Senza tutto questo non sarebbe un progetto ma un annuncio e in questi tempi gli annunci servono solo a generare illusioni.

Trovare la forza

La giornata è quasi terminata con più connessioni aperte verso l’esterno tra videoconferenze, telefonate, messaggi, comunicati stampa. Seduto sul divano guardo mio figlio, 10 anni, abituato ai ritmi della scuola, del divertimento, degli allenamenti, o semplicemente dello svago, del parco giochi o dell’oratorio. Da 20 giorni anche lui è chiuso in casa con la speranza che finisca presto questa brutta storia; ho paura che prima o poi ammetta che si è stancato e che non ne può più di questa forzata reclusione domiciliare. In quel momento dovrò trovare le parole giuste per convincerlo che tutto questo serve per tornare alla normalità, alla sua normalità. E proverò a dirgli che dovrà trovare la forza per proteggersi in casa perché il giorno per uscire arriverà per tutti, certo che arriverà. E sarà un bel giorno.
#iorestoacasa#dallastessaparte