Il problema essenziale.

Non mi piace la piega che ha preso la discussione nel mio Partito sul sostegno al nuovo Governo al fianco del M5S. Considero falsa e strumentale la giustificazione addotta che riassumo con tre No: no al ritorno alle urne per evitare lo sfondamento della destra, no al ritorno alle urne perché prima vengono gli interessi del Paese, no al ritorno alle urne perché con un Governo di legislatura possiamo, con il tempo, saldare il rapporto con il populismo che contiene tratti identitari della sinistra. Bugie. Ad oggi, (spiegherò perché scrivo “ad oggi”) vedo un’altra verità. Il No alle urne perché, a sinistra e tra i pentastellati, c’è paura di non essere rieletti, il No alle urne perché Ministeri e posti di sotto governo fanno un piacere immenso, no alle urne perché chi vuole riprendersi il PD, o farsi un nuovo Partito sulle ceneri del PD, ha bisogno di più tempo. Ad oggi. Perché altrimenti da domani, dovrebbero prevalere altre priorità a partire da quelle programmatiche. Voglio capire chiaramente cosa ne sarà del “decreto sicurezza”, come si intende finanziare il sistema pubblico che garantisce diritti irrinunciabili come la sanità e la scuola, come si rettifica o si migliora il tracciato del reddito di cittadinanza riportandolo sul solco del Rei, quali politiche reali attiveremmo dal giorno successivo all’insediamento per la tutela dell’ambiente a muovere dalla produzione energetica da fonti rinnovabili, al consumo del suolo, alla gestione dei rifiuti, alla tutela dell’acqua e dell’aria. E considerato che il tema della discontinuità dal Governo Conte, costruito sui pilastri della Lega e del M5S non è un vezzo ma è sostanza, mi chiedo, e vi chiedo, per etica e per coerenza, come sia possibile ingoiare con piglio Istituzionale 14 mesi di fango. Ho scritto Conte, sì, Giuseppe Conte, il Presidente del Consiglio di Matteo Salvini, proprio lui, quello che, ad essere gentili, forse è stato solo il notaio che ha apposto i sigilli alle nefandezze di quel Governo.

Guardate, io nel mio Partito mi sono fatto andar bene di tutto e senza battere ciglio. Dal Patto del Nazareno con Berlusconi, al segretario nazionale che da Presidente del Consiglio ha personalizzato una partita (perdendola) su un Referendum; da quella parte di norme contenute nel Job act che ci hanno fatto odiare dai lavoratori, alla rivolta del mondo della scuola a causa della nostra presunzione. Fino alle questioni più regionali dove, per la buona amministrazione e per la salvaguardia degli equilibri di bilancio, al governo del Piemonte ho preso, insieme ad altri, più sberle dai cittadini in 5 anni che scappellotti da mia madre in tutta la mia vita. Io ho già mandato giù di tutto, nel mio stomaco c’è posto per poco altro. Posso deglutire ancora qualcosa, non molto. Per esempio un Governo costruito sull’asse PD M5S; ma almeno, vi prego, un sussulto di dignità politica sui provvedimenti che calpestano i nostri valori. Altrettanto importante almeno all’inizio, giusto per verificare la rotta: i Ministri, i vice Ministri e i sottosegretari, siano personalità a noi vicine, donne e uomini di cui ci possiamo fidare e che ci rappresentano. Con una buona dose di prudenza consiglierei di evitare la corsa al Ministero dei capi corrente del PD. Se proprio dobbiamo dirla tutta, una corsa a cui per tattica Renzi, che è scaltro, e i suoi più vicini collaboratori, che sono altrettanti scaltri, non parteciperanno.