Tra Furia e Zingaretti

Se oggi dovessi scegliere il Segretario per il Congresso nazionale del PD previsto per marzo non avrei molti dubbi. E la risposta correrebbe sul filo della mia coerenza nata tempo fa con il sostegno a Bersani e passata attorno (o dentro) alla testimonianza di una sinistra che non voleva perdersi in due diversi Congressi con Gianni Cuperlo e Andrea Orlando, mentre la maggioranza seguiva le traiettorie renziane. E’ la mia coerenza ma non giudico altri comportamenti anche perché è cambiato lo scenario politico nel PD e con esso inevitabilmente il posizionamento dei singoli. Io sosterrò Nicola Zingaretti per coerenza appunto ma anche per un’idea di Partito e di società che Nicola potenzialmente può rappresentare. Ha nella sua storia un buon elenco di vittorie non solo elettorali, quelle contano eccome, ma contano anche quelle strettamente connesse ai problemi delle persone. La candidatura di Zingaretti la sento appartenere ad un vissuto che mi riguarda e che riguarda il trattino che collega le parole ai fatti, le intenzioni al coraggio delle responsabilità. Un cammino che unisce e che credo possa restituire speranze alla sinistra e agli italiani. E che può unire più del cammino che altri candidati indicano, tra questi Minniti e Martina che comunque apprezzo e che non percepisco come rappresentanti di un mondo a me ostile. Voglio dire che se non vincesse Zingaretti non mi organizzerei contro il Segretario con l’obiettivo di indebolirlo e con lui indebolire la sua maggioranza.

Sul Congresso regionale voglio essere altrettanto chiaro: il gruppo dirigente, nella sua complessità, ha commesso una serie di errori che hanno generato un canovaccio competitivo. I tempi differenti dei Congressi Nazionale e Regionale e la situazione pre elettorale del Piemonte suggerivano una soluzione unitaria che superasse le insidie della conta tra le fazioni. Ho il rammarico di non aver svolto il mio compito fino in fondo; forse da capogruppo avrei potuto fare di più o fare meglio. Comunque così è finita e adesso sono in campo tre candidati. Tra questi sosterrò Paolo Furia. Non ho parlato con lui, per ora, e non ho una ragione personale per votarlo. Ho ascoltato nei suoi interventi il talento puro di chi ha la politica addosso e la passione sana, direi rara, per un giovane uomo di sinistra. Ma non ci sono accordi tra noi, per altro non saprei che accordi fare. C’è ancora una volta tutta la mia coerenza, c’è l’istinto, più che la ragione, che mi fa stare da quella parte per provare a cambiare con umiltà e determinazione quello che mi sembra necessario cambiare. Ancora una volta non scelgo il candidato che mi conviene ma il pensiero che trovo giusto, almeno dal mio punto di vista e per la mia storia. Il giorno dopo il Congresso Nazionale per me sarà un giorno nuovo. Intendo dire che un Partito che sceglie il suo Segretario con le Primarie non deve continuare a dividersi anche il giorno dopo per aree interne “militarizzate”. Quelle aree generano comitati elettorali non una comunità politica e io, lo dico subito, non intendo affrontare le elezioni regionali offrendo ai nostri concittadini uno scontro tra bande armate in un PD sanguinante. Ho fatto e sto facendo il Capogruppo del PD e il Consigliere Regionale di Alessandria e della sua provincia. Così mi presenterò agli elettori quando sarà ora e se mi verrà chiesto. Però, c’è un però. Non perdiamo di vista le attenzioni degli italiani. Pensiamo forse che al mattino quando si sveglia un italiano il suo pensiero corre subito al nostro Congresso? Non ci pensa appena sveglio e non ci pensa nemmeno dopo il primo caffè. Imprenditori, giovani, operai, impiegati, professionisti, mamme, padri, pensionati, hanno ben altro per la testa. Utilizziamo il nostro tempo per parlare di loro più che di noi.

Infine, vedo già le prime schermaglie. Prima ho scritto dei miei propositi e il mio approccio nei confronti dei candidati Regionali e Nazionali e il senso del mio sostegno a Paolo Furia e a Nicola Zingaretti. La competizione è con la Lega e il M5S, più in generale con la destra nazionalista. Prudenzialmente pongo la questione sotto il campo degli auspici e affermo che, con il pretesto della sfida interna, non vorrei essere vissuto come un avversario innanzi tutto dai miei compagni (amici) del PD.

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