Giovanni Meazzo, vai grande campione!

Sono stato a casa di Giovanni Meazzo. Giovanni è un mito vivente, classe 1928, di Alessandria, un ex ciclista su strada, un professionista nel 1950, un amico di Costante Girardengo, uno che ha pedalato al fianco di Fausto Coppi. Mi ha ricevuto nella sua officina, un posto che assomiglia tanto ad un museo della bicicletta con “pezzi” che hanno fatto la storia. Oppure, a pensarci bene, con bici con cui poter ricostruire la storia del nostro Paese, almeno di tutto il secolo scorso. Lì mi ha parlato di Girardengo, vestito sempre di bianco, del suo papà, delle sue domeniche a 8, 9 anni quando era costretto a gestire l’affitto dei 10 tandem. In quello stanzone enorme ricolmo di bici, maglie, foto, in un angolo c’è la bici da aggiustare ma che non aggiusterà più, perché, senza una ragione precisa, è quella che lo ha convinto a smettere di riparare e restaurare. Perché c’è un momento in cui bisogna capire che è giusto fermarsi, come quando in salita un giorno la tendinite lo vinse. Scese dalla bici da corsa, andò dal suo papà e terminò così la sua carriera.

E c’è anche un momento in cui puoi vincere ma è meglio che vinca un altro come è capitato con Milano. Sì, perché ad Acqui Terme poteva vincere Giovanni ma Biagio Cavanna, il famoso massaggiatore non vedente di Fausto Coppi, gli disse che toccava a Ettore Milano alzare le braccia al cielo sul traguardo. Ettore Milano, che insieme a Sandrino Carrea è stato il grande gregario del Campionissimo. Poi, seduti attorno al tavolo dell’elegante salotto, sorseggiando un caldo caffè, Giovanni ha chiuso gli occhi, due occhi azzurri come il cielo del Pordoi quando fa bel tempo, e mi ha detto “Ma io ricordo la prima vittoria a Predosa. Non se lo aspettava proprio nessuno ma ho vinto. Da quel giorno hanno capito che potevo correre anche io”.  Grazie Giovanni, ho respirato sport, quel ciclismo di un popolo che faceva il tifo lungo le strade. A proposito di strade: ho capito. Il ciclismo è la più evidente metafora della vita, una sfida da vincere, un appuntamento da affrontare preparati. Mi è chiaro quello che mi hai detto: se mi sono preparato bene, se ho rispettato le regole e se ce l’ho messa tutta posso vincere.

Tra Furia e Zingaretti

Se oggi dovessi scegliere il Segretario per il Congresso nazionale del PD previsto per marzo non avrei molti dubbi. E la risposta correrebbe sul filo della mia coerenza nata tempo fa con il sostegno a Bersani e passata attorno (o dentro) alla testimonianza di una sinistra che non voleva perdersi in due diversi Congressi con Gianni Cuperlo e Andrea Orlando, mentre la maggioranza seguiva le traiettorie renziane. E’ la mia coerenza ma non giudico altri comportamenti anche perché è cambiato lo scenario politico nel PD e con esso inevitabilmente il posizionamento dei singoli. Io sosterrò Nicola Zingaretti per coerenza appunto ma anche per un’idea di Partito e di società che Nicola potenzialmente può rappresentare. Ha nella sua storia un buon elenco di vittorie non solo elettorali, quelle contano eccome, ma contano anche quelle strettamente connesse ai problemi delle persone. La candidatura di Zingaretti la sento appartenere ad un vissuto che mi riguarda e che riguarda il trattino che collega le parole ai fatti, le intenzioni al coraggio delle responsabilità. Un cammino che unisce e che credo possa restituire speranze alla sinistra e agli italiani. E che può unire più del cammino che altri candidati indicano, tra questi Minniti e Martina che comunque apprezzo e che non percepisco come rappresentanti di un mondo a me ostile. Voglio dire che se non vincesse Zingaretti non mi organizzerei contro il Segretario con l’obiettivo di indebolirlo e con lui indebolire la sua maggioranza.

Sul Congresso regionale voglio essere altrettanto chiaro: il gruppo dirigente, nella sua complessità, ha commesso una serie di errori che hanno generato un canovaccio competitivo. I tempi differenti dei Congressi Nazionale e Regionale e la situazione pre elettorale del Piemonte suggerivano una soluzione unitaria che superasse le insidie della conta tra le fazioni. Ho il rammarico di non aver svolto il mio compito fino in fondo; forse da capogruppo avrei potuto fare di più o fare meglio. Comunque così è finita e adesso sono in campo tre candidati. Tra questi sosterrò Paolo Furia. Non ho parlato con lui, per ora, e non ho una ragione personale per votarlo. Ho ascoltato nei suoi interventi il talento puro di chi ha la politica addosso e la passione sana, direi rara, per un giovane uomo di sinistra. Ma non ci sono accordi tra noi, per altro non saprei che accordi fare. C’è ancora una volta tutta la mia coerenza, c’è l’istinto, più che la ragione, che mi fa stare da quella parte per provare a cambiare con umiltà e determinazione quello che mi sembra necessario cambiare. Ancora una volta non scelgo il candidato che mi conviene ma il pensiero che trovo giusto, almeno dal mio punto di vista e per la mia storia. Il giorno dopo il Congresso Nazionale per me sarà un giorno nuovo. Intendo dire che un Partito che sceglie il suo Segretario con le Primarie non deve continuare a dividersi anche il giorno dopo per aree interne “militarizzate”. Quelle aree generano comitati elettorali non una comunità politica e io, lo dico subito, non intendo affrontare le elezioni regionali offrendo ai nostri concittadini uno scontro tra bande armate in un PD sanguinante. Ho fatto e sto facendo il Capogruppo del PD e il Consigliere Regionale di Alessandria e della sua provincia. Così mi presenterò agli elettori quando sarà ora e se mi verrà chiesto. Però, c’è un però. Non perdiamo di vista le attenzioni degli italiani. Pensiamo forse che al mattino quando si sveglia un italiano il suo pensiero corre subito al nostro Congresso? Non ci pensa appena sveglio e non ci pensa nemmeno dopo il primo caffè. Imprenditori, giovani, operai, impiegati, professionisti, mamme, padri, pensionati, hanno ben altro per la testa. Utilizziamo il nostro tempo per parlare di loro più che di noi.

Infine, vedo già le prime schermaglie. Prima ho scritto dei miei propositi e il mio approccio nei confronti dei candidati Regionali e Nazionali e il senso del mio sostegno a Paolo Furia e a Nicola Zingaretti. La competizione è con la Lega e il M5S, più in generale con la destra nazionalista. Prudenzialmente pongo la questione sotto il campo degli auspici e affermo che, con il pretesto della sfida interna, non vorrei essere vissuto come un avversario innanzi tutto dai miei compagni (amici) del PD.

.

La salute vale più di tutto

Carissima/o,

la presentazione pubblica del Piano Strategico dell’Asl Al, che molto semplicemente è un programma per il futuro, determina un nuovo corso all’insegna della consapevolezza, della condivisione e della partecipazione. La consapevolezza che siamo all’8° posto tra le province con indice di vecchiaia più alto, alta disoccupazione e tante famiglie monocomponenti. Questa fotografia conferma che la società alessandrina, rispetto a qualche decennio scorso, è cambiata ed è obbligatorio adeguare il sistema alle nuove esigenze. Più servizi territoriali, liste d’attesa da abbattere, alcune esperienze ospedaliere eccellenti ma da mettere a sistema, reti informatiche da migliorare, rapporto Aso Asl Al da rifondare, assunzioni, assunzioni, assunzioni. E gli ospedali sono solo un pezzo, anche se il più importante, ma non l’unico, del “sistema salute”. Tutte le azioni dovranno essere condivise e partecipate dai Comuni, dalle associazioni di volontariato e dai professionisti medici e infermieristici (a cui va il mio personale ringraziamento per quanto fatto in questi anni di enormi difficoltà).

In questo contesto i 600mila euro per l’Hospice di Casale Monferrato, la battaglia per mantenere il Punto Nascite del Santo Spirito, la Casa della Salute di Valenza, il progetto nuovo per l’ospedale di Tortona, l’ospedale di comunità di Ovada, i 20 posti Cavs per Acqui Terme, rappresentano dei tasselli per un quadro generale sempre più da rafforzare. Dopo l’apertura del nuovo corso di laurea in medicina in Alessandria continuo con determinazione la mia battaglia per il potenziamento della ricerca scientifica in sanità. Ma non basterà. Sarà fondamentale chiedere al Governo nazionale più risorse e più attenzioni per garantire benessere ai cittadini grazie al nostro Sistema Sanitario Pubblico a cui non intendiamo rinunciare.

E’ notizia di queste settimane il nuovo riconoscimento per la Sanità piemontese: dall’ultimo monitoraggio del Ministero della Salute sui Livelli essenziali di assistenza (Lea), riferito al 2017, il Piemonte è al primo posto. Qualche anno fa eravamo al sesto posto, nel 2016 al terzo e ora in cima alla classifica davanti a Toscana, Emilia, Veneto e Marche e Lombardia, Regione, quest’ultima, per la quale soffriamo di un complesso inferiorità da quest’anno senza ragione.

Ti prego di inviarmi le osservazioni e i consigli che ritieni più opportuni. Non tutto funziona al meglio, lo so bene, e non tutto tornerà come prima. Ma i nostri concittadini hanno bisogno di un futuro adeguato alle loro esigenze, un futuro che, se vogliamo, possiamo costruire insieme.