LETTERA AL DIRETTORE DE IL MONFERRATO

 

Caro Direttore,

da molto tempo nei nostri territori – Turismo – è diventato il titolo di un continuo dibattito pubblico a cui partecipano in molti e spesso con autorevoli visioni. Io non ho alcuna pretesa, ma vorrei con chiarezza esprimere il mio pensiero e quindi La ringrazio per l’ospitalità. L’Italia è un Paese turistico e anche il Piemonte lo è. Ma il turismo non è una vaga qualifica, è economia, quindi è impresa, è sistema ricettivo, commercio, agricoltura, trasporti ed è posti di lavoro, molte volte tanti posti di lavoro. Il Piemonte dimostra, ancor più di altre Regioni, che i dati sono in continua crescita grazie a quattro prodotti: Torino, città della cultura con la sua specificità sabauda; la montagna, con l’offerta “estate” in espansione più dell’offerta “inverno”; i laghi e la collina.

Quello che voglio dire è che nel mondo, perché è nel mondo che questi prodotti si vendono, il Piemonte è scelto per queste ragioni, non per altre. Per non divagare analizzo le opportunità che derivano dal prodotto “collina,” opportunità che interessano il nostro Monferrato che, oltre ad essere un territorio dove l’enogastronomia ha tratti di assoluta eccellenza, dove la bellezza del paesaggio restituisce emozioni indimenticabili, dove le storie di diverse civiltà hanno lasciato tracce indelebili, il Monferrato, dicevo, è anche un Patrimonio dell’Umanità grazie agli Infernot. Un Monferrato, il nostro, che cresce ma cresce meno di altre colline piemontesi pur avendo potenzialità maggiori. Abbiamo una bellissima storia da raccontare, e la raccontiamo, ma in questo settore economico la storia va ascoltata altrove non basta raccontarla qui. E quello che dobbiamo ora domandarci è se nel mondo la stanno ascoltando, se usiamo gli strumenti giusti per arrivare là dove altri in competizione con noi arrivano e arrivano già da tempo. Vorrei affermare l’idea che è fondamentale una sola organizzazione professionale, almeno di dimensioni provinciali, che ci promuova con una strategia adeguata nei mercati dove la nostra proposta può essere acquistata. Una sola organizzazione che sappia tenere insieme pubblico e privato a partire dagli investimenti. Non è più il tempo di parlare al mondo con le voci di ogni singolo Comune, di ogni Pro Loco di ogni Comune, con la voce di singole imprese e nemmeno di Consorzi di imprese. E non è neppure più il tempo di raccontare al mondo la nostra storia con l’autonomia della voce di Fondazioni Bancarie o della Camera di Commercio. Non è più possibile farlo semplicemente perché quelle voci non arrivano. E’ tempo di mettere insieme le nostre forze, almeno nel territorio della provincia di Alessandria, con un progetto turistico con cui essere sfidanti nel mondo e grazie al quale è possibile sviluppare imprese e posti di lavoro. Ed è tempo di promuovere i nostri campanili, non di arroccarci all’interno. Altrove, e nemmeno tanto lontano da noi, fanno così. Proviamo insieme a leggere qualche numero del bilancio consuntivo 2017 dell’Atl Langhe Roero? Il valore della produzione dell’ultimo anno è oltre 1 milione e 300 mila euro di cui, tra le voci maggiori, 354 mila dall’imposta di soggiorno, 390 mila da contributi di Enti pubblici (Alba e Bra versano 85 mila euro a testa), 450 mila da contributi di soci. Per l’Atl della Provincia di Alessandria (Alexala) i numeri sono differenti prova ne è il bilancio che si aggira attorno ai 350 mila euro. Difatti gli Enti pubblici e privati investono ben poche risorse: la Provincia di Alessandria non è socia dell’Atl e i Comuni centri zona nel 2017 hanno investito solo 1705 euro ciascuno. La Camera di Commercio ha contribuito con 5705 euro e la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria con 3410 euro. E l’effetto di questi numeri è riscontrabile nei ricavi, nei nostri flussi turistici non paragonabili a quelli delle Langhe e del Roero e certamente nelle imprese del settore turistico e nei posti di lavoro. In ogni caso vedo segnali positivi e scelte all’orizzonte lungimiranti. Sta maturando la giusta consapevolezza nelle Istituzioni e io, caro Direttore, voglio esprimerLe tutto il mio ottimismo.

Domenico Ravetti – Consigliere Regionale – Capogruppo del Partito Democratico

SANITA’: LEGA E M5S SONO IL GOVERNO DEL NULLA

 

14/04/2015 – X LEGISLATURA – RAVETTI
Iniziamo dai corsi universitari di Medicina e dal comunicato di Palazzo Chigi dove veniva riportata la decisione di abolire il “numero chiuso”. Nulla, non se ne fa niente. La Ministra della Salute e il Ministro dell’Istruzione, dopo poche ore dall’annuncio, hanno precisato che si trattava di un auspicio, non di una decisione.
Passiamo ai super ticket che in campagna elettorale il M5S aveva promesso di eliminare dal costo delle visite mediche e dalle analisi. Nulla, non se ne fa niente. Il super ticket resta perché il miliardo in più, già previsto dai precedenti Governi, sembrerebbe destinato esclusivamente a finanziare il nuovo contratto dei medici.
Arriviamo al finanziamento per i nuovi LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), alle 110 malattie rare, alle 3000 borse di studio, alla copertura dei costi dei nuovi farmaci innovativi, all’adeguamento delle tecnologie ospedaliere e territoriali. Nulla, non se ne fa niente. Perché se le risorse in più serviranno a finanziare il nuovo contratto dei medici, e la Ministra della Salute non è in grado di battere i pugni per averne altre, l’Italia resterà ferma al palo.
E l’aumento del Fondo Sanitario Nazionale da cui deriva il sostegno ai Sistemi Sanitari Regionali? Nulla, non se ne fa niente.
Un Governo che indebolisce il Sistema Sanitario Pubblico è quanto di peggio può accadere ad un Paese in difficoltà.