TURISMO E ATL. ASTI CON ALBA E BRA E NON CON ALESSANDRIA? QUESTA ME LA SPIEGATE!

Questa mattina ho partecipato all’incontro organizzato dai Presidenti delle Camere di Commercio di Alessandria e Asti; erano presenti i colleghi del Consiglio Regionale eletti in provincia di Alessandria. Il tema dell’incontro verteva sulle strategie per lo sviluppo turistico e il futuro delle Agenzie Turistiche Locali di Alessandria e Asti dopo mesi di trattative e analisi utili all’accorpamento tra i due soggetti che, peraltro, corrisponde all’accorpamento tra le due Camere di Commercio. All’inizio del confronto abbiamo ottenuto alcuni ritagli di giornali che mi hanno lasciato letteralmente basito a partire dai titoli.

Ne cito due: “L’Atl di Asti si accorperà con quella di Alba e Bra per il turismo Unesco” e “La pace tra Langa e Monferrato grazie all’agenzia turistica unica”. Anticipo che ho chiesto chiarimenti in tempi ristretti a Raffaele Gallo, Presidente della III Commissione Attività Produttive del Consiglio Regionale, attraverso una seduta appositamente dedicata alla vicenda alla presenza dell’Assessore Parigi.

Trovo stupefacente l’esito del confronto tra Asti e Alessandria e vorrei capire fino in fondo le ragioni della rottura che, questo è il mio punto di vista, rischia d’essere dannosa per il sistema delle imprese impegnate nel settore e, questione di non poco conto, non considera l’identità e la cultura di parte fondamentale della provincia di Alessandria. Parlo di imprese e di Istituzioni che si identificano con tutti i progetti che riguardano il “Monferrato” e che devono continuare ad essere protagoniste della gestione del Monferrato, compreso il sito Unesco riconosciuto grazie agli Infernot.

Alessandria e il suo territorio non devono essere isolate e nemmeno possono essere poste ai margini della programmazione turistica generale a causa di scelte particolari che sanno di egoismo e scarsa visione.

Non bastano nemmeno Libertà e Giustizia, la dignità di un popolo e l’equilibrio di una società vengono garantite soprattutto dallo sviluppo.

Popolo, sindacati e imprenditori, giovani e meno giovani devono sentire il profumo delle emozioni sociali e culturali rigeneranti, unitamente a una visione di società del futuro, concreta, visibile e misurabile

Ho ripreso alcuni passaggi dell’articolo di Franz Foti pubblicato sull’Huffingtonpost due settimane dopo la sconfitta del PD e di tutto il centrosinistra alle “Politiche” avvenuta il 4 marzo 2018. Le ho rilette con l’odore della sconfitta e il male delle ferite respirato e provato in quei giorni. Nelle parole ho ritrovato tuttora il rapido bisogno di ripartire, di rimettersi in cammino lungo un percorso nuovo in un terreno privo di zone confortevoli per gli attuali dirigenti del PD e della Sinistra. Dobbiamo metterci in discussione prima di iniziare una nuova discussione con il Popolo che c’è, soffre, sogna, ha paura, ha speranza, ha talento o da solo non ce la fa. Noi questo cammino non l’abbiamo ancora iniziato.

“…Il Partito della nazione o il Pd rigenerato, devono porre mano a un nuovo progetto politico e sociale, di democrazia interna (i circoli), ritessendo il rapporto con la società, dunque una vera sinistra sociale, legata ai bisogni concreti della comunità, con un progetto ambizioso e con strumenti di gestione democratica alternativi a quelli usati sino a ora. Il Pd, allo stato attuale, è già vecchio. A nulla servono rimpianti e detestabili critiche tra minoranze e maggioranze. Hanno perso ambedue e sonoramente. Il Pd oggi potrebbe ripartire da poli estremi, pensionati e nuove generazioni, strutturando piani straordinari per l’occupazione giovanile e i disoccupati. Riscrivendo lo stato sociale, puntando a facilitare l’accesso ai servizi per gli anziani e rivedendo l’assetto pensionistico sino a 1.000 euro mensili, rafforzando gradualmente tutte le pensioni per fasce di reddito. Progettando piani straordinari d’investimento nei settori dell’agricoltura, dell’ambiente, delle infrastrutture e del turismo nel sud. Riscrivendo la distribuzione della spesa pubblica, contemplando soprattutto le periferie nazionali (paesi e borghi) evitando di concentrarla prevalentemente nelle città capoluogo di regione. Collegando scuola e università ai vari sistemi di mercato del lavoro e alle nuove tecnologie facilitando le famiglie nel sostegno agli studi dei propri figli. Riformando il sistema dei diplomi, delle lauree e della specializzazione professionale entro il ciclo quinquennale, evitando lungaggini anacronistiche. Riformando radicalmente la Pubblica Amministrazione, tagliando quello che c’è da tagliare, ricorrendo anche al referendum. Tutto ciò deve essere sostenuto da un nuovo patto di democrazia e di rappresentanza politica con la società, ricomponendo la profonda frattura che tocca l’affidabilità e la trasparenza delle decisioni delle istituzioni pubbliche a ogni livello. Ripristinando la sicurezza nei quartieri e nelle città dove la libera circolazione sul territorio diventi ordinaria amministrazione. Garantendo diritti e doveri nel rispetto di un sistema di regole che garantisca anche l’espiazione delle pene. Un patto sociale quindi con le diverse comunità locali e nazionali per stroncare mafie e corruzione. Il volto morbido e arrendevole del lassismo verso mafie e corruzione deve essere riposto negli armadi dei ricordi. Non bastano nemmeno Libertà e Giustizia, sono valori inderogabili, ma la dignità di un popolo e l’equilibrio di una società, vengono garantite soprattutto dallo sviluppo. Popolo, sindacati e imprenditori, giovani e meno giovani devono sentire il profumo delle emozioni.

 

PIEMONTE SOTTO ATTACCO? LEGA INCAPACE DI DIFENDERCI.

PIEMONTE SOTTO ATTACCO?
Dopo le recenti posizioni del Governo contrarie, o almeno contraddittorie, sullo sviluppo economico del Piemonte attraverso le infrastrutture quali, ad esempio, la Torino Lione e dopo la confusione sul Bando Periferie che mette a rischio innumerevoli investimenti per riqualificare intere aree marginali dei nostri Comuni, ora giunge notizia dell’impugnativa di due leggi piemontesi: “caccia” e soprattutto la legge di bilancio. Il Governo chiede chiarimenti sulle risorse già nel bilancio piemontese (200 milioni di euro) da mettere a disposizione del Sistema delle nostre imprese. O sarà un banale confronto da risolversi in mezza giornata o sarà altro. E se sarà altro noi reagiremo con forza. Ormai è chiaro a tutti che la Lega non è in grado di difendere gli interessi del Piemonte.
Domenico Ravetti
Capogruppo PD
Consiglio Regionale del Piemonte