L’Azienda ospedaliera di Alessandria e l’Asl provinciale diventeranno un unico ente.

La maggioranza della Regione Piemonte, con l’appoggio anche del Movimento 5 Stelle, fa partire la procedura per chiedere il provvedimento alla Giunta di Sergio Chiamparino

«Bisogna guardare avanti, pensare al futuro del territorio, anche per quanto riguarda la sanità. E a questo punto, un accorpamento fra l’Azienda ospedaliera di Alessandria e l’Asl è un’operazione necessaria». Lo hanno ribadito oggi a Palazzo Ghilini i consiglieri regionali Domenico Ravetti, vice capogruppo Pd, e Valter Ottria, capogruppo Mdp, illustrando la mozione che hanno presentato in Consiglio regionale per arrivare all’accorpamento. Una mozione sottoscritta anche da Paolo Mighetti, Movimento 5 stelle, e da Sinistra italiana.  Aggiunge Ravetti: «I tentativi compiuti negli anni per mettere in rete tutti i presidi sanitari alessandrini con l’obiettivo di razionalizzare, qualificare e potenziare l’offerta non hanno prodotto risultati soddisfacenti. La cooperazione tra Asl e Aso è sempre stata debole e siamo arrivati ad un punto in cui la creazione di un’unica azienda sanitaria non è più procrastinabile, senza che ciò debba in alcun modo essere letto come un processo di razionamento dell’offerta, perché non ci saranno tagli alle risorse. La fusione al contrario consentirà di ottimizzarne l’utilizzo e dunque di migliorare l’offerta delle prestazioni». La mozione sarà portata in approvazione in uno dei prossimi Consigli regionali e impegnerà la giunta Chiamparino a presentare entro 60 giorni una proposta di deliberazione al Consiglio stesso per l’accorpamento dell’Aso e dell’Asl. L’approvazione è data per scontata, poiché la proposta ha il sostegno dell’intera maggioranza e del Movimento 5 stelle, «ma chiediamo al centro destra di valutare l’iniziativa sul merito, per decidere insieme, inoltre sarà coinvolto il territorio».

In provincia di Alessandria in arrivo dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione Sociale circa 14 milioni di euro per interventi di bonifica e per potenziamento del servizio idrico integrato.

Domenico Ravetti: “Un ulteriore passo verso la soluzione di molti problemi del nostro territorio”

Dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) 2014/2020, nello specifico dal Piano Operativo “Interventi per la tutela del territorio e delle acque” Linea di Azione “Interventi di Bonifica di aree inquinate”, sono stati destinati somme molto importanti ai Comuni della Provincia di Alessandria.

A Serravalle Scrivia per opere di impermeabilizzazione e regimazione del Rio Negraro, per il completamento della caratterizzazione, per messa in sicurezza, bonifica e ripristino di alcune aeree vanno 7 milioni e 320 mila euro.

A Casale Monferrato per la rimozione di manti di copertura in cemento-amianto in edifici pubblici, compresa la prosecuzione della bonifica dell’ospedale Santo Spirito vanno 2 milioni 314 mila euro.

Sempre dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) 2014/2020 ma nella Linea di Azione “Interventi per il miglioramento del servizio idrico integrato per usi civili e riduzione delle perdite di rete di acquedotto” sono state destinate ulteriori somme.

A Cassano Spinola per il depuratore 1 milione e 500 mila euro. Ad Alice Bel Colle, Ricaldone e Montaldo Bormida per razionalizzazione dei sistemi di collettamento e depurazione vanno 1 milione di euro.

A Bosio, Mornese, Casaleggio Boiro e Montaldeo per il potenziamento delle sorgenti, manutenzioni ed estensioni dell’acquedotto vanno 500 mila euro.

A Rocca Grimalda per la sostituzione di reti esistenti vanno 170 mila euro.

A Borghetto Borbera, Vignole e Stazzano per la sostituzione di reti esistenti vanno 130 mila euro.

A Silvano d’Orba e Predosa per sostituzione di reti esistenti vanno 150 mila euro.

A Tortona, Castelnuovo Scrivia per sostituzione reti esistenti vanno 130 mila euro.

A Bergamasco e Carentino per l’interconnesione di reti idriche e riduzione carenza approvvigionamento idrico vanno 60 mila euro.

Queste risorse rappresentano un ulteriore passo verso la soluzione di molti problemi del nostro territorio.

Consumo di suolo (II parte). La situazione in Italia.

Andiamo insieme ad analizzare alcuni dati sul consumo di suolo in Italia, dati prodotti dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente. Il consumo di suolo in Italia continua a crescere, pur segnando un rallentamento negli ultimi anni. Nel periodo compreso tra il novembre 2015 e maggio 2016 le nuove coperture artificiali hanno riguardato altri 50 km quadrati di territorio quindi circa 30 ettari al giorno, 3 metri quadri al secondo. Pur con una velocità ridotta, tuttavia, il consumo di suolo continua a coprire irreversibilmente aree naturali e agricole con asfalto e cemento, edifici e fabbricati, strade a altre infrastrutture, insediamenti commerciali, produttivi e di servizio, anche attraverso l’espansione di aree urbane, spesso a bassa intensità.

Le aree più esposte sono quelle della pianura settentrionale, dell’asse toscano tra Firenze e Pisa, del Lazio, della Campania e del Salento, le principali aree metropolitane, delle fasce costiere, in particolare di quelle adriatica, ligure, campana e siciliana.

Nel 2016 in 15 Regioni viene superato il 5% di consumo di suolo con il valore percentuale più elevato in Lombardia e in Veneto con oltre il 12% e in Campania (oltre il 10%). Seguono Emilia Romagna, Friuli, Lazio, Puglia e Liguria. Il Piemonte è circa a metà di questa graduatoria. Le stime a livello provinciale confermano per il 2016 la provincia di Monza e della Brianza come quella con la percentuale più alta di consumo di suolo rispetto al territorio amministrato. Seguono la provincia di Napoli, Milano, Trieste, Varese, Padova. Il VCO in Piemonte è una delle province con consumo più basso. A presto per i dati relativi ai Comuni.