Tocca a noi decidere il futuro della sanità. Azienda unica?

Nel convegno organizzato da Cittadinanzattiva ad Acqui Terme sono intervenuto con l’obiettivo di condividere alcune verità su quello che è capitato in Piemonte negli ultimi anni e con la volontà di indicare alcuni percorsi per il futuro.
Circa le verità: 
1) La Giunta Cota firmò nel 2010 l’atto che impegnava la Regione a superare con il Piano di Rientro la fase di sostanziale fallimento in cui era finita insieme ad altre nove Regioni del Sud.
2) Dal 2010 al 2014 sul sito del Ministero della Salute nella sezione – Piani di rientro – è ben specificato ciò che ha fatto quella Giunta.
3) Dal 1 gennaio 2017 la Giunta Chiamparino ha condotto la Regione fuori dal pantano del Piano di Rientro ed ora è possibile ritornare alla programmazione, agli investimenti, alle assunzioni e al protagonismo dei territori secondo i bisogni di salute dei cittadini.
4) Dal 2014 al 2017 durante il periodo più difficile sul riordino della rete ospedaliera, con scelte imposte dai Ministeri dell’Economia e della Salute, alcuni interessi specifici e parti politiche, più o meno in buona fede, hanno alimentato paure ed esasperato il clima utilizzando troppe volte menzogne.
5) Nel progettare il futuro dobbiamo tener conto di ciò che accade con le disponibilità del Fondo Sanitario Nazionale sia nella fase di stanziamento che nella fase di erogazione del fondo alle Regioni. Anche la Corte dei Conti ha rilevato che le erogazioni sono inferiori agli stanziamenti mentre le esigenze dei cittadini aumentano e aumenta anche il numero di prestazioni previste con i Lea.
6) Questo sistema, quello che abbiamo a disposizione ora, non è esattamente quello che noi abbiamo in mente ma è il sistema emerso dopo il salvataggio; ora possiamo pensare al futuro migliorandolo.
Circa il futuro e circa il futuro in particolare in provincia di Alessandria:
Abbiamo bisogno di un’occasione di rilettura dei bisogni della domanda e dell’offerta dei servizi con una conseguente riflessione su quanto si sta facendo e sulle possibili aree di miglioramento. Non abbiamo più l’obiettivo di contenere la spesa ma di riqualificarla; inoltre non dobbiamo più usare verbi come ridurre, concentrare, eliminare ma potenziare, valorizzare, sviluppare.
Dobbiamo generare il valore aggiunto che la nostra rete ospedaliera può offrire con azioni nelle quali è possibile determinare miglioramenti significativi nelle attività assistenziali e nell’efficienza operativa. Possiamo farlo con il protagonismo dei 6260 dipendenti, dirigenti medici, personale infermieristico, ruoli amministrativi. Tutti.
Per quelle che sono le mie responsabilità e le mie competenze non voglio negare al territorio della provincia di Alessandria l’opportunità di scegliere il proprio futuro con la creazione di una Azienda unica. Chi ci lavora e ha chiaro ciò che accade negli ospedali e nella sanità territoriale sa che le attuali due aziende Sanitarie, per mission conflittuali, non potranno generare elementi strutturali migliorativi e questo a prescindere dalle direzioni generali. Tutto questo per mantenere nel tempo le eccellenze, per diffondere ovunque buona prevenzione e promuovere adeguati stili di vita, per abbattere le liste d’attesa, per evitare la mobilità passiva, per affrontare con più efficacia disabilità e cronicità. Per me la discussione è aperta nei territori e in Consiglio Regionale, che è il luogo deputato a far sintesi con il protagonismo di tutti.

Inseguire i propri sogni, senza dimenticare i propri limiti.

Economia, ecologia, politiche per la salute, autonomie locali.

 

Ho scritto in questi giorni che intendo dedicare attenzioni ed interessi a due temi specifici che ritengo strategici per il futuro delle nostre comunità. Il primo è il “Localismo”, intendendo il localismo come lo strumento Istituzionale più vicino ai cittadini per il governo dei territori. Svilupperemo meglio questo argomento ma credo sia arrivato il tempo per imporre una discussione onesta sul ruolo delle Autonomie Locali e sulla forza del Federalismo equo basato sul principio dell’autonomia fiscale e non sui trasferimenti dal Governo centrale. Il secondo tema riguarda l’economia coniugata al rispetto delle leggi della natura. Anche per questo argomento saranno necessari analisi e confronti ma sono certo dell’importanza delle scelte da compiere proprio ora e proprio nei nostri territori per indicare una via pubblica allo sviluppo economico. Ancor più dove abito, nella Valle Bormida tristemente nota per i danni dell’Acna di Cengio, dove da troppo tempo assistiamo a battaglie Istituzionali e popolari per evitare la realizzazione di diversi progetti ritenuti potenzialmente pericolosi per l’ambiente ma non vediamo sui tavoli della Politica indirizzi certi per alternative industriali praticabili. Faccio solo una premessa che vale ovunque, ancor più in Valle Bormida: per realizzare una società più giusta dobbiamo elaborare un’economia della speranza perché questa economia, quella che sembra avere un diritto irrinunciabile sull’uso incontrollato delle risorse naturali, non è compatibile con il Pianeta Terra. Ma non basta dire “no”. Ho già ricevuto alcune richieste di precisazioni circa il fatto che presiedo la Commissione Sanità e Politiche Sociali della Regione Piemonte e che dovrei dedicare il mio tempo alla soluzione dei problemi in questi settori. In parte è vero, ma trovo molte relazioni tra economia, ecologia, amministrazioni locali e diritto alla salute. Inoltre, questione più importante, penso che la Riforma Sanitaria avviata nella nostra Regione ha raggiunto la metà del percorso e che saranno fondamentali alcune scelte nel prossimo autunno per dare un senso al resto del cammino. Io ho maturato una posizione circa l’indirizzo politico sull’organizzazione del sistema in provincia di Alessandria. Vedrò prossimamente l’evoluzione del confronto e come i legittimi interessi (tanti e non solo politici) si disporranno e poi deciderò cosa fare.

In questo senso nelle mie letture estive mi è stato di conforto, come spesso mi capita, Don Luigi Ciotti nel caso di specie con “L’eresia della verità”. Nel capitolo dedicato allo sport egli afferma che ai giovani dovremmo insegnare che nello sport, come nella vita, e io aggiungo come in Politica, non si bara. Che è più dignitoso arrivare ultimi ma puliti, che primi truccando i propri limiti. Don Luigi rispolvera tre parole per ritornare ad uno sport pulito, quindi ad una vita e ad una Politica pulita.

La prima è il coraggio, il coraggio di cambiare rotta con scelte lungimiranti e radicali per liberare il sistema dove il primato dell’individuo va a scapito del bene comune. La seconda è responsabilità per essere noi il primo esempio del cambiamento che chiediamo al prossimo. La terza parola è bellezza, la bellezza dell’etica dello sport, della vita e della Politica. Una bellezza che ci permette di vedere senza effetti speciali la meraviglia di chi insegue i propri sogni senza dimenticare i propri limiti.

Risparmi per i cittadini ed efficienza per lo Stato solo con L’Autonomia Fiscale.

Basta con la discussione sui trasferimenti dello Stato agli Enti Locali.

Ho partecipato di recente ad una riunione con alcuni dirigenti del PD locale per un confronto sul futuro delle Amministrazioni Provinciali, in particolare sul futuro della Provincia di Alessandria. E’ stata un’occasione utile per riflettere anche sulle condizioni dei Comuni e sullo stato delle riforme fino ad ora avviate.

Ho apprezzato molto gli interventi che contenevano ipotesi di lavoro di prospettiva e ho ascoltato con qualche dubbio ma con rispetto gli interventi animati esclusivamente da critiche sul passato. Il punto politico che provo da qualche mese a ripetere è che il nostro Paese ha bisogno di un “Localismo strategico”, per utilizzare una definizione cara ad alcuni Costituzionalisti. Localismo non equivale a “campanilismo” ma al progetto di uno Stato giusto ed efficiente che garantisce l’utilizzo dei servizi pubblici locali attraverso il sistema delle Autonomie.

Nella discussione dell’altra sera il tema del trasferimento di risorse ai Comuni e alle Province per erogare servizi è stato ripreso da tutti nell’accezione negativa in quanto, come è noto, da decenni quei trasferimenti vengono progressivamente decurtati.

E’ proprio su questa disputa che la Politica deve trovare una via nuova che nella sostanza è sempre stata indicata ma non è stata mai percorsa. Pur con principi di solidarietà nazionale è giunto il tempo dell’Autonomia Fiscale per gli Enti Locali. Abbiamo bisogno di un’Italia dove i cittadini pagano, e pagano meno, per ottenere un servizio esattamente l’Ente che lo ha erogato. Questo è il Federalismo e questa è anche la semplificazione e, se il metodo viene applicato con equità e correttezza amministrativa, risulta meno costoso del sistema in cui viviamo che è palesemente centralista e vessatorio.

Faccio una domanda che mi rendo conto possa apparire alquanto banale: quanto tempo deve ancora trascorrere prima di definire a cosa servono le Istituzioni previste in Costituzione, quali servizi esattamente erogano, cosa costano quei servizi e quanto devono pagarli i cittadini/contribuenti?

Domenico Ravetti

Consigliere Regionale